Via d’Amelio, 33 anni dopo: perché non fu una strage isolata

Strage borsellino

L’Agenda rossa 2025 porta alla luce le connessioni tra mafia, servizi segreti deviati ed eversione nera in 61 stragi da Portella della Ginestra in poi, tra cui quelle del biennio terribile 1992-’93.

C’è ancora qualcosa da dire, dopo 33 anni, sulla strage di via D’Amelio?

Sì, c’è ancora da dire, e molto. Salvatore Borsellino, ad esempio, fratello del giudice Paolo, in questi decenni ha tenuto viva, insieme alla sorella Rita ormai scomparsa, la memoria della strage con una forza e una continuità impressionanti. Ha partecipato (spesso di persona) a tutti i processi che si sono succeduti nel tempo. E quello che ha da dire lo dice a gran voce, malgrado l’avanzare dell’età, con parole anche dure, aspre, come la situazione di un dramma sanguinario necessariamente richiede.

“Via d’Amelio è una strada pubblica e i politici possono venire, ma come liberi cittadini, non come istituzioni. Se dovesse venire qualche istituzione, quelle stesse istituzioni che – ad oggi – non ci hanno dato né verità né giustizia, noi alzeremo l’Agenda rossa, ci volteremo e gli daremo le spalle. Questa sarà la nostra accoglienza”.

Borsellino lo ha detto a margine della presentazione delle iniziative per il XXXIII anniversario dell’eccidio del 19 luglio 1992. “Il 19 luglio – sottolinea il fondatore delle Agende Rosse – ci sarà posto solo per i familiari delle vittime delle stragi, per i sopravvissuti e per quei giovani che il 23 maggio scorso sono stati ingannati e respinti, anticipando il minuto di silenzio per la paura che potessero contestare quei soggetti che su quel palco, sotto l’albero Falcone, neanche dovrebbero salire”.

E quindi: “Si vuole isolare la strage di via D’Amelio dalle altre, ma isolarla è un vero e proprio depistaggio istituzionale. La strage di via d’Amelio non è una strage isolata, ma fa parte di una serie di eccidi che avevano lo scopo preciso di cambiare l’equilibrio politico del nostro paese”. Poi aggiunge: “In questi giorni stanno venendo alla luce, attraverso il mio avvocato Repici e la Gip Luparello, a Caltanissetta, altri elementi. Fabio Repici ha trovato un documento nel quale si dimostra che Paolo in quel periodo si stava occupando delle rivelazioni del pentito Lo Cicero, che parlava della presenza dell’eversione nera a Palermo e della partecipazione dell’eversione nera alla strage di Capaci. È questo quello su cui si dovrebbero indirizzare le indagini, che invece la commissione Antimafia cerca di allontanare, addebitando la strage di via d’Amelio a un fantomatico dossier mafia-appalti. Paolo doveva essere fermato. E infatti non arrivò mai ad andare a Caltanissetta per dire quello che aveva scoperto sulla strage di Capaci”.

Infine l’accusa più penetrante: “L’eversione di destra e i servizi segreti deviati, oltre alla mafia, sono presenti nella maggior parte delle 61 stragi che ho voluto elencare nell’ultima edizione dell’Agenda rossa, andando indietro fino a Portella della Ginestra”. Tanto che tra gli eventi in programma per questo tragico anniversario c’è anche una mostra, intitolata “La scia di sangue delle stragi in Italia”, inaugurata il 17 luglio sempre in via d’Amelio.

“Quest’anno per oppormi a un vero e proprio depistaggio istituzionale che viene messo in atto dalla Commissione antimafia, da questo governo che purtroppo appoggia questa linea e anche dalla procura di Caltanissetta, ho messo insieme tutte le stragi da Portella della Ginestra in poi – aggiunge il fondatore delle Agende Rosse – Ne ho radunate 61 e le ho volute riprodurre non soltanto attraverso i quadri di Gaetano Porcasi e il percorso visivo che abbiamo realizzato in via d’Amelio, ma anche attraverso un’edizione speciale dell’Agenda rossa in cui sono rappresentati i quadri su queste stragi e una loro descrizione con i nomi di tutte le vittime”.

È “la ricostruzione della storia d’Italia, sotto il profilo del sangue e degli orrori. Date e montagne di cadaveri. Altre date e altre montagne di cadaveri. E altre centinaia, migliaia di persone che ancora oggi, non avendo dimenticato, chiedono giustizia”, scrive il giornalista Saverio Lodato, autore della postfazione della nuova Agenda rossa 2025, che riassume questi ultimi 33 anni, come quelli del Cristo crocifisso. “Non ci fu ‘una strage’: la strage di via d’Amelio. L’Italia – purtroppo per noi tutti – non è il Paese di ‘una strage sola’. Ci sono stati oltre sessant’anni di stragi e di grandi delitti. E chi deve capire, prima o poi, dovrà prenderne atto”.

“L’Agenda rossa 2025 è un ponte fra passato e presente, fra memoria e azione, tra chi è caduto per la giustizia e chi oggi ha il compito di raccoglierne il testimone – afferma infine Salvatore Borsellino nella nuova edizione dell’Agenda – E un invito a guardare in faccia la storia, riconoscendo che solo una memoria fondata sulla giustizia può generare un futuro libero e degno”.

Che altro aggiungere? Lo sapremo il prossimo anno. Via D’Amelio è come un vaso di Pandora che, scoperchiato, ha lasciato uscire una gran quantità di demoni insinuatisi nelle fila criminali, in una parte infedele delle forze dell’ordine, nella politica degenerata e in alcune delle istituzioni più importanti del paese. Così come nei pensieri e nelle legittime aspettative di verità e giustizia dei parenti delle vittime e dei comuni cittadini. A tutti noi ora è affidato il compito di percorre quel ponte.

Fonte: MicroMega