Trapani, il sit-in di associazioni, partiti e movimenti in solidarietà alla nave Mediterranea

Trapani mediterranea

Un affollato sit in si è tenuto oggi al porto di Trapani per chiedere il ritorno in mare della nave Mediterranea della Ong  Mediterranea Saving Humans.

«La presenza al porto di Trapani mira a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla ennesima e sistematica violazione da parte del governo italiano della legalità internazionale in tema di migrazione». Lo ha detto l’europarlamentare di Avs Leoluca Orlando presente oggi al porto di Trapani per manifestare vicinanza all’equipaggio.

«Il blocco della nave Mediterranea – ha aggiunto – conferma la strategia del governo nazionale in aperta violazione della Costituzione italiana e della legalità internazionale che impone il salvataggio in mare di naufraghi da parte di ogni nave e il dovere del comandante di far sbarcare i superstiti nel porto sicuro più vicino».

Per Orlando è «illegittimo oltre che disumano l’ordine ministeriale di far sbarcare i migranti al porto di Genova lontano oltre 3 giorni di navigazione dal luogo del soccorso. Mentre si attende l’intervento di autorità giudiziarie internazionali ed italiane si chiede al Ministero dell’Interno di ritirare in autotutela gli atti illegittimi posti in essere nei confronti di Mediterranea».

Fonte: Ansa


Articolo 21 a bordo della Mediterranea

Trapani contro il Decreto Piantedosi ma non solo, Trapani contro un Governo, quello italiano, che continua a finanziare le milizie libiche, fornendo mezzi, strutture, le stesse milizie che poi sparano contro le imbarcazioni Ong autorizzate a navigare nelle zone Sar.

La rete di associazioni, partiti e movimenti, delle quali fanno parte tra gli altri Libera, Articolo 21, Anpi, Avs, Sinistra e Libertà, comitato per la difesa della Costituzione, Cgil, Rifondazione Comunista, Movimento 5 Stelle, Arcigay, hanno promosso una manifestazione al porto, preceduta da una visita a bordo di una delegazione.

Il racconto dell’equipaggio dell’ultimo salvataggio in mare, dei 10 naufraghi, gettati in mare da una barca in vetroresina con a bordo due uomini con il volto coperto, ma con un abbigliamento recante le insegne militari libiche, ha squarciato quel velo imposto dal Governo italiano che non vuole la verità sul traffico di esseri umani gestito dai militari di Tripoli.

I dieci salvati, di età compresa tra i 14 e i 25 anni, iraniani, siriani egiziani, curdi, queste le nazionalità, hanno anche raccontato che con loro su quella barca c’erano altri quattro giovani, anche loro gettati in mare, e scomparsi.

“Il nostro primo ministro – dice l’equipaggio di Mediterranea – sostiene che i morti in mare sono diminuiti nel loro numero, sarebbe curioso sapere se nel suo conteggio ci sono anche questi quattro migranti, e tutti gli altri che i libici nascondono. Noi siamo armati di salvagente per salvare le persone, mentre loro, i libici, ci sparano addosso dalle motovedette fornite dal nostro Governo”.

Mediterranea è ferma a Trapani per ordine del ministro Piantedosi, avrebbe dovuto portare a Genova i dieci naufraghi, le loro condizioni però non erano tali da proseguire nella lunga navigazione dal Mediterraneo verso il porto ligure. Quindi la deviazione su Trapani.

Una città accogliente, che non trova rispetto nel proprio Consiglio comunale che a maggioranza ha bocciato la proposta dell’amministrazione comunale di concedere la cittadinanza onoraria agli equipaggi delle Ong.

“C’è un’altra Trapani – ha detto Rino Giacalone portavoce di Articolo 21 – che sostiene la tutela del diritto fondamentale al soccorso in mare, fermare questa nave significa colpire chi sceglie di non voltarsi dall’altra parte di fronte alle tragedie che si consumano ogni giorno”.


Liberare la Mediterranea Saving Humans, manifestazione a Trapani