Ci sono diversi modi per impedire
di cercare verità scomode per il potere. Le mafie e le zone grigie
in cui si sviluppano, li praticano tutti. Se in Russia decine di giornalisti
sono stati uccisi e altri vengono selvaggiamente aggrediti, a esaltazione
di quel “dono di Dio” con cui Silvio Berlusconi definì l’illuminato
amico Putin, se la censura vige nei regimi dittatoriali, dal Medio Oriente
all’Asia, dall’Africa all’America Latina, l’Italia presenta
opzioni certo meno tragiche, ma altrettanto valide per il fine che si
prefiggono: il silenzio sulle illegalità, gli affari sporchi, la corruzione
diffusa. La memoria è venuta meno e vengono distrattamente ricordati
gli undici giornalisti che negli anni hanno perso la vita per mano mafiosa
e mandanti ignoti. La buona informazione affoga ogni giorno nella cronaca
nera soggiogata dalle 3 “esse” di un pessimo bagaglio informativo
privo di radici etiche e culturali: “sesso, sangue, soldi”.
Il panorama
dei telegiornali, per il Censis unica fonte d’informazione di oltre
il 70 % dei cittadini, è dominato dall’irrisolto conflitto d’interessi
berlusconiano, mentre sulla carta stampata – insieme con decisioni
governative che colpiscono i finanziamenti alle iniziative più indipendenti
e senza sponsor – incombono falsi editori e veri appartenenti a comitati
d’affari. Sfruttamento di giovani precari, quasi sempre costretti
a lasciare la passione del giornalismo o a emigrare, isolamento di cronisti
di vaglia, mancanza di inchieste, notizie prive di storia e contesto:
è la situazione di tanti giornali nel Meridione dominato dagli interessi
illegali e mafiosi. E per certi aspetti non è dissimile, in contesti
diversi, la situazione al Centro-Nord. E quando cronisti coraggiosi
riescono a superare la cortina delle contiguità editoriali, magari
animando blog d’inchiesta che fanno opinione, scattano le minacce
mafiose, gli attentati intimidatori, le richieste terroristiche di risarcimenti
milionari o a volte i licenziamenti.
I dati dell’osservatorio Ossigeno,
che presentiamo, sono impressionanti, ma il governo, le autorità,
come l’ informazione stampata e televisiva, li ignorano. E’ un drammatico
errore, che colpisce il cuore stesso della Costituzione , ricordando
quanto scrisse quasi un secolo fa Joseph Pulitzer: “Al di là della
conoscenza, al di là delle notizie, al di là dell’intelligenza,
il cuore e l’anima di un giornale albergano nel suo senso morale,
nel suo coraggio, nella sua integrità, nella sua umanità, nella sua
solidarietà verso gli oppressi, nella sua indipendenza, nella sua dedizione
al bene comune”.



