Sicurezza pubblica, sempre peggio

Polizia e carabinieri

L’impegno delle forze di polizia nel contrasto alla delinquenza organizzata e comune è fuori discussione e, tuttavia, il livello della sicurezza pubblica e la sua percezione sono sempre insoddisfacenti in diverse città italiane.

La rassegna stampa locale che viene pubblicata ogni giorno sul sito della Polizia di Stato delinea una quadro sconsolante di violenza.

Così, solo nelle ultime ore, a Catania, per tre notti consecutive, diversi colpi di arma da fuoco sono stati esplosi contro gli ingressi di diversi esercizi commerciali; a Modena ripetute risse in centro con giovani che hanno aggredito a bottigliate i cittadini; a Milano un giovane accoltellato a Gorla ed un altro ferito durante una rapina; a La Spezia in una gigantesca rissa tra una ventina di giovani, tra cui diversi minorenni, quattro sono rimasti feriti e sono stati portati in ospedale; a Napoli, in una notte, quattro persone accoltellate in distinti episodi.

Violenze in altre città dove pure poliziotti e carabinieri sono intervenuti sollecitamente anche eseguendo arresti. Si poteva così immaginare ad una sia pure provvisoria neutralizzazione di delinquenti in  carcere ma le cose non stanno proprio così.

A ricordarcelo è stato alcuni giorni fa Nicola Gratteri procuratore della Repubblica di Napoli secondo il quale “le carceri sono gestite dalla criminalità organizzata che ha il controllo degli istituti penitenziari in cui si trovano..” gestendo, tra l’altro il mercato illegale degli stupefacenti, sia esterno che interno.

Un mercato delle droghe che pure ha registrato nei primi sette mesi del 2025 il sequestro di complessivi 29.275kg di stupefacenti (un + 12% rispetto all’analogo periodo del 2024) con 14.446 persone denunciate (16.946 nello stesso periodo dell’anno prima) di cui 9.944 in stato di arresto.

Sono alcuni dei dati forniti dal Ministro dell’Interno a Prato, a ferragosto, dove ha presieduto la riunione del Comitato Nazionale per l’Ordine Pubblico.

La scelta della sede è dovuta sicuramente all’allarme lanciato alcuni giorni prima dal Procuratore della Repubblica di Prato Luca Tescaroli sulla grave minaccia della mafia cinese che si è andata insediando anche in altre città, come ha sottolineato pure Filippo Spiezia tornato a Eurojust dopo la parentesi alla Procura dei Firenze.

Anche i Servizi di intelligence, già una ventina di anni fa (“55ma Relazione sulla politica informativa e della sicurezza”, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri), avevano evidenziato come “la criminalità cinese è quella che è parsa accelerare con più evidenza il processo evolutivo delle sue diverse espressioni in territorio italiano”.

Uno scenario che mi spine allora, sulla scorta  di alcune esperienze di servizio nella Polizia di Stato a Teramo e a Piacenza, a scrivere un libretto proprio sulla “mafia gialla e nera”.

Nel “Dossier Viminale”  presentato dal Ministro dell’Interno si sottolinea pure un calo dei reati (- 9% nel 2025), ma sarebbe stata opportuna la precisazione di “reati denunciati”, perché quelli “commessi” sono sempre di più a partire dai furti (559.143 nel periodo in esame del 2025 contro i 605.968 del 2024) e dalle odiose truffe in danno degli anziani.

Nelle cosiddette “zone rosse” individuate in diverse città particolarmente intensa è stata l’attività di prevenzione con 928.491 persone controllate nel 2025 (alla data del 10 agosto) di cui 389.485 straniere (6.187 i soggetti allontanati).

Il traffico di droghe e lo spaccio, in particolare di cocaina, sono sempre anche nel nostro paese le attività criminali più redditizie con una domanda in crescita sostenuta da un’offerta notevole (la produzione di cocaina è sempre in forte crescita in Colombia che resta sempre il principale produttore con circa 253mia ettari destinati alle piante di coca).