L’obiettivo di questa newsletter è contribuire ad informare e a tutelare il diritto alla salute e i diritti umani. Non posso quindi rimanere indifferente nell’apprendere che il nostro Paese ha aumentato l’esportazione di strumenti di morte.
Dall’analisi della Relazione annuale prevista dalla Legge 185/1990 sulle esportazioni e importazioni di materiali d’armamento emerge che, nel 2024, l’Italia ha registrato una significativa crescita dell’export per un valore complessivo di circa 8 miliardi di euro. L’industria bellica nazionale produce anche per Emirati Arabi Uniti, Egitto, Macedonia del Nord, India e Ucraina. Ancora poi armi a Israele.
«Se è vero che nel 2024 non sono state concesse nuove autorizzazioni di esportazione a Israele – commenta Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere – va però notato come dalla Relazione dell’Agenzia delle Dogane risultino 212 operazioni di esportazioni di materiali militari a Israele per un valore complessivo di 4 milioni 208 mila euro, da riferirsi a licenze rilasciate in precedenza».
Non solo: «Inoltre nel 2024 sono continuati gli interscambi di materiali militari tra Italia e Israele: sono state infatti rilasciate 42 nuove autorizzazioni di importazione di armamenti verso il nostro Paese per quasi 155 milioni di euro e, sempre nel 2024, sono state fisicamente importate armi da Israele per un valore di oltre 37 milioni». Se la maggioranza di governo riuscirà a modificare la legge 185, quella del 2025 potrebbe essere l’ultima Relazione a riportare dati e dettagli cruciali per comprendere le dinamiche dell’export militare italiano.
Contro le politiche di riarmo è stata lanciata una campagna europea chiamata StopReArmEU con una sua articolazione italiana: Ferma il riarmo.
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