Conoscere la sessualità delle mafie significa avere una lente privilegiata per scoprirne i punti deboli, individuarne le fragilità laddove si ritengono non solo invulnerabili ma anche sostenute e spalleggiate da una società che ancora sminuisce e nega la violenza sulle donne.
Di questo è certa Celeste Costantino che da anni si occupa di violenza di genere e che ha realizzato un saggio documentatissimo sul rapporto fra cultura patriarcale e mafia.
Un racconto di vite, un manifesto della brutalità delle mafie, dell’anacronistica difesa di pretesi valori che nulla hanno a che fare con l’onore e il rispetto, con la protezione e il mantenimento delle tradizioni familiari e culturali, ma parlano molto più di coercizione, molestia, pedofilia e sfruttamento sessuale.
L’adolescente abusata per tre anni dal branco di Melito di Porto Salvo e il “se l’è andata a cercare” che ancora risuona per le strade del paese; le due minorenni di Seminara costrette al silenzio anche dalle famiglie dopo aver subito per oltre un anno stupri e abusi da un gruppo di giovani rampolli della ’ndrangheta e potentati locali; o la giovane di Oppido Mamertina, frustata dalla zia per aver denunciato lo stupro di gruppo che aveva subito quando era appena quattordicenne.
I nomi di queste donne, le loro storie rese pubbliche – ogni volta che è possibile – intaccano la credibilità delle mafie, ne infangano la narrazione. Per questo per le mafie diventano storie da mettere a tacere, se possibile rimuovere dalla memoria collettiva.
Attraverso un’analisi approfondita e testimonianze toccanti, il libro mette in luce la falsità del mito mafioso della protezione dei deboli e rivela come, al contrario, nessuno sia realmente al sicuro dall’impeto distruttivo di queste organizzazioni criminali.
Celeste Costantino
Predatori
Sesso e violenza nelle mafie
Fandango Libri, Documenti 2025
Pagg. 228/€ 16,50



