Sulla mancata convalida del trattenimento di alcuni migranti portati in Albania (contro la quale il Governo aveva fatto ricorso), la Cassazione civile ha emesso un provvedimento che si presta a una singolare considerazione: la traduzione maccheronica del detto latino tot capita tot sententiae in “tutto capita nelle sentenze” sembra trovare applicazione anche nel caso in esame.
Vediamo com’è andata.
Il provvedimento della Cassazione è articolato su vari punti, diversi ma tutti essenziali. Il primo è che la valutazione del paese di origine del migrante come paese sicuro spetta al ministro degli Esteri e agli altri ministri in sede di concerto. Il secondo è che la legittimità di tale valutazione è uno dei presupposti giustificativi del trattenimento, per cui spetta al giudice, nell’esercizio dei suoi poteri istituzionali, riscontrarlo nel caso concreto. Il terzo punto è che occorre comunque attendere la decisione della Corte di giustizia europea investita a suo tempo della questione.
Ebbene, la complessità del provvedimento della Cassazione è stata frantumata dal Governo, utilizzando strumentalmente solo la parte che gli conveniva, con una tecnica arbitrariamente selettiva che si avvicina molto – appunto – al tot capita stile maccheronico.
In sostanza, il Governo ha tenuto conto solo del punto che va nel senso del suo ricorso ma senza accoglierlo: sia perché sono riconosciuti spazi di significativa importanza anche ai giudici, sia perché l’ultima parola spetta alla Corte di giustizia europea, per cui il provvedimento della Cassazione è comunque interlocutorio.
Tuttavia il Governo è intervenuto come se esistesse soltanto il primo punto, cioè – ripetiamolo – quello che preso a sé stante gli è più favorevole, oltre tutto approfittandone per imbastirvi sopra la solita cantilena dei magistrati “colpevoli” di ostacolare la difesa dei sacri confini contro gli invasori stranieri pronti a delinquere.
Il Commissario Giraldi dei film di Thomas Milian, se voleva chiudere una discussione, urlava: “Aò, quello che te sto a dì è cassazione!”. Il nostro Governo è della stessa scuola.
Solo che persino Er monnezza sapeva che le pronunzie della Cassazione van lette per intero, non a pezzi e bocconi.
Fonte: Il Fatto Quotidiano



