A 1.600 chilometri di distanza dalla Lombardia, quasi nelle stesse ore in cui questa breve nota viene pubblicata su ArcipelagoMilano, Stefania Belmondo e Armin Zoeggler – olimpionici azzurri plurimedagliati – si trovano a Olimpia, in Grecia, per rappresentare l’Italia e il Comitato organizzatore di Milano-Cortina 2026 alla cerimonia di accensione della fiamma olimpica, l’atto simbolico con cui prendono ufficialmente il via i Giochi invernali in programma all’inizio del prossimo anno.
Come noto, da venerdì 6 febbraio a domenica 22, con inaugurazione nel vecchio stadio di San Siro (ma per oggi non infieriamo), la vasta area compresa tra Lombardia e Veneto sarà infatti teatro di centinaia di gare sportive, che coinvolgeranno migliaia di persone, centinaia di migliaia di spettatori dal vivo e milioni di telespettatori. Il solito circo, insomma. Tutto più o meno già visto.
Ciò che invece risulta strano è che, a settantadue giorni dall’inaugurazione calendario alla mano, almeno a Milano non si trovi traccia di quell’atmosfera che di solito precede un grande appuntamento sportivo di portata mondiale. Sarà che ci sono di mezzo i tradizionali appuntamenti di fine anno, Natale su tutti, con il suo portato di ansie organizzative e preoccupazioni generiche legate all’elenco dei regali, agli ultimi acquisti, al menu della vigilia, ai pranzi del 25 e del 26 (ma alla fine quanti saremo a tavola? Chiedi un po’ a tua cognata se vengono tutti, altrimenti lo diciamo agli zii), sarà pure tutto questo dicevamo, ma il sacro fuoco di Olimpia sembra proprio che a queste latitudini non sia ancora riuscito a scaldare gli animi.
Milano non parla dei giochi invernali, i suoi abitanti forse hanno altro a cui pensare, tra la situazione oltreconfine che ogni giorno ci precipita nell’orrore delle guerre, le polemiche interne, i rincari e la spasmodica attesa – quella sì davvero sentita – dell’arrivo di Santa Tredicesima, la vera, unica e sacra festività degli adulti. Ogni tanto qualche appuntamento, qualche conferenza stampa, qualche mostra. Ma nulla di significativo, sui Giochi invernali l’agenda non è ancora stata aggiornata.
Eppure, i lavori procedono, non proprio speditamente ma procedono. Come a ogni appuntamento simile che si rispetti, almeno secondo la tradizione italiana, a pochi mesi dall’inaugurazione si scopre che qualcosa non va nel cosiddetto cronoprogramma, cioè nel piano, firmato e controfirmato da tutti gli attori in commedia, sul rispetto dei tempi per la realizzazione degli impianti previsti.
E, come a ogni appuntamento simile che si rispetti, si alzano alti nel cielo i moniti della Corte dei conti, che proprio agli inizi di novembre segnalava che esistono ancora quasi cento opere da portare a termine e soprattutto faceva notare che il budget iniziale di un miliardo e trecento milioni ha già raggiunto quasi il quadruplo del preventivo.
Infine, come a ogni appuntamento simile che si rispetti, veniamo a sapere da qualcuno che lo dice timidamente sottovoce che alcuni impianti non saranno pronti per l’inaugurazione e ci vorrà un po’ più di tempo. Quanto? Beh, dipende, meglio non fare domande che prevedano risposte precise.
Almeno da questo punto di vista, però, Milano non sembra essere messa poi così male, anche perché – inaugurazione a parte – non sarà qui che si svolgerà il grosso delle manifestazioni sportive.
Prendiamo ad esempio il Villaggio olimpico già terminato: sorge su 60 mila metri quadri, terreni dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana, e ospiterà oltre un migliaio di atleti, tra olimpiadi e paralimpiadi, mentre dal 2027 verrà destinato a studentato “sostenibile” per studenti e giovani lavoratori.
Per ciò che riguarda invece il nuovo stadio del ghiaccio, sappiamo che la Milano Santa Giulia Ice Hockey Arena (bum!) sarà pronta proprio a ridosso dell’inaugurazione: siamo in via del Futurismo, quartiere di Santa Giulia a Rogoredo, periferia sud di Milano, un complesso di quasi 80 mila metri quadri che potrà ospitare fino a 16 mila spettatori.
Dopo i Giochi invernali diventerà un centro polifunzionale per eventi sportivi e spettacoli dal vivo. Come il Villaggio olimpico, anche questo impianto si vede già. Meglio, si vede il cantiere, ma poiché si trova in un punto della città in cui si passa velocemente in automobile, tra imbocco della A1 e la tangenziale, la maggior parte dei milanesi non è ancora riuscita a percepire lo stato di avanzamento dei lavori, altro elemento che probabilmente contribuisce a un approccio tiepido all’argomento.
Chissà, una volta passate le feste di fine anno, forse il tema Giochi diventerà centrale nelle chiacchiere dei milanesi, al bar o in metropolitana. Fino ad allora si continuerà a parlare d’altro, magari dell’attenzione della magistratura ordinaria che, come ad ogni appuntamento simile che si rispetti, ha sollevato una serie di dubbi sulla legittimità costituzionale del decreto datato giugno 2024 che ha bloccato di fatto le inchieste della Procura sugli appalti dell’ente organizzatore, rimandando ogni decisione alla Consulta.
Nell’attesa ci si può forse consolare con l’opera “Apri alla vita”, un grande mural a tema olimpico realizzato da Marco Tamburro. Un bel lavoro, decisamente visibile, se non altro per le dimensioni. Ma bisogna passare dall’ospedale di Niguarda, dove l’artista lo ha realizzato.
Aspettiamo, quindi. E incrociamo le dita, come siamo abituati a fare in Italia alla vigilia di ogni grande appuntamento simile che si rispetti.
Fonte: ArcipelagoMilano, 25/11/2025



