Ode alle atlete e agli atleti

Furlani

Non riesco a fare a meno di pensare alle atlete e agli atleti che in questi giorni sono impegnati nei campionati mondiali di atletica leggera a Tokyo. Personaggi minori della cronaca sportiva, ignorati tanto dai social quanto dalle discussioni infinite del Bar dello Sport di ogni incrocio d’Italia.

E loro lì ogni giorno in pista o in palestra a coltivare muscoli e sogni, gambe e passione nell’anonimato più completo. E se per un refolo di vento in più o per la benedizione di una condizione inattesa dovessero arrivare tra i primi tre e meritarsi una medaglia, ne parleremo uno o due giorni senza riconoscerli per strada alla fermata dell’autobus o nella fila alle Poste.

E poi sono quelli che, nella loro umiltà, hanno superato con salto da record i pregiudizi del colore della pelle o hanno fatto dello sport la leva per riscattare l’eleganza della propria anima.

Mattia Furlani, ad esempio, “mister 8 metri e 39”, “il salto più lungo del mondo”, medaglia d’oro del salto in lungo, il più giovane oro di sempre nella sua disciplina che è riuscito a combinare insieme la pratica sportiva e lo studio.

“Da piccolo lo chiamavano “Er gazzella” prima di essere ribattezzato “Spiderman”, l’Uomo Ragno: per il suo particolare modo di esultare e per la somiglianza con Miles Morales, uno degli Spiderman della Marvel” – scrive oggi Antonio Giuliano su Avvenire. 

Per qualche giorno gli chiederanno il selfie per strada ma lui continuerà a saltare come prima, più di prima.

Mosaico dei giorni