Per valutare l’affidabilità di un tizio usa ricorrere alla domanda: compreresti da lui un’auto usata?
Ma se il tizio prima esprimesse, per una determinata vettura, un giudizio positivo e poi manifestasse, per quella stessa vettura, un’opinione tutt’affatto contraria, non serve nessuna domanda: non si compra e basta!
Trasferiamoci dal campo dell’automobile a quello della Giustizia.
Poniamo che un tizio prima sostenga che una certa riforma è malefica e poi invece la spacci per ottima e abbondante. Accetteremmo la sua offerta? Certamente no, perché è lo stesso offerente – al di là dei proclami finali – ad aver manifestato dubbi e incertezze.
Purtroppo non è un gioco, ma una realtà. Un articolo pubblicato dal “Fatto” il 1° novembre scorso rivela che tra i firmatari di un documento del 3 maggio 1974, redatto dai magistrati della Procura di Venezia e radicalmente contrario alla separazione delle carriere fra Pm e giudici, figura anche tal Carlo Nordio.
Non si tratta di un omonimo: è proprio il Carlo Nordio che oggi è ministro della Giustizia, tant’è che l’articolo è intitolato “Voltafaccia”.
È lo stesso Nordio che ha guidato la cordata favorevole alla “separazione”; che non sopporta le critiche dei magistrati e le considera lesa maestà o attentato alla Costituzione o schizofrenia; che messo di fronte al “voltafaccia” allega giustificazioni a dir poco fragili, tipo: firmai il documento in un periodo un po’ cosi, tra stragi e Tangentoli; io ero oggetto di attacchi da parte della politica perché avevo arrestato democristiani e socialisti; la magistratura doveva restare compatta.
Dunque un Nordio bifronte, dal quale non comprerei mai un’auto usata.
Fonte: Il Fatto Quotidiano




