“Abbiamo liberato una parte importante della città”.Ha colpito “una camorra di serie A”, come ha detto il procuratore di Napoli Gratteri durante una conferenza stampa, l’operazione della Squadra Mobile di Napoli che oggi, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia partenopea, ha eseguito 25 misure cautelari (di cui 18 arresti in carcere) nei confronti di capi e gregari del clan Mazzarella, cartello malavitoso partenopeo che si contrappone all’Alleanza di Secondigliano.
Per Gratteri si tratta di un’operazione importante che ha consentito, ha sottolineato, “di liberare una parte importante della città”. “Abbiamo dimostrato che ci sono loro ma che ci siamo anche noi, c’è lo Stato e le forze dell’ordine. Negli ultimi mesi sono stati commessi reati molto gravi su cui siamo intervenuti per dare risposte, come quella di oggi”.
Durante le notifiche la Polizia di Stato ha trovato e sequestrato un arsenale della camorra e droga, in una cella frigorifera, nella zona Sant’Alfonso della città.
L’indagine ha consentito di individuare i reggenti del clan Mazzarella, che si distingue per il controllo militare di importanti quartieri della città e grazie all’uso dei trojan (captatori installati sui dispositivi informatici) anche documentato tentativi di estorsioni, come quella ai danni di un cantiere nautico (con minacce e violenze) e una pizzeria, come ha spiegato il procuratore aggiunto Sergio Amato. Il racket veniva imposto anche a chi spacciava droga, sia in casa che con il cosiddetto delivery.
I Mazzarella si occupavano del traffico e dello spaccio della droga e inoltre sono state documentate diverse stese (raid messi a segno in sella a scooter a colpi d’arma fuoco) in zone ritenute sotto il controllo di clan rivali.
Fonte: Ansa
Duro colpo al clan Mazzarella, smantellata la rete che controllava l’area di Napoli Est: i nomi
57 indagati, 25 ordinanze di custodia cautelare, il clan gestiva “affari” in un’area che arrivava al vesuviano. Trovata la cassa e la contabilità.
Il clan Mazzarella è sempre stata considerata una delle più potenti espressioni della camorra. Risale ad ormai quasi 100 anni fa, e a metterla in piedi era stato Michele Zaza che ai fratelli Mazzarella era legato da vincoli di famiglia. Capillare e manageriale l’organizzazione, con diversi rami gestiti ognuno da un reggente. Una sorta di idra a più teste, capace di resistere ad indagini e arresti delle forze dell’ordine.
La “zona dei Mazzarella”
Sotto il controllo del clan Mazzarella, secondo gli inquirenti, un’area vastissima che comprende i rioni Luzzatti, Forcella, la Maddalena, San Giovanni a Teduccio, le Case Nuove, il Mercato, Sant’Alfonso di Poggioreale, San Giovanni a Carbonara, Porta Nolana, San Gaetano. Nell’elenco anche grossi comuni dell’area vesuviana come Portici, e San Giorgio a Cremano.
I nomi
L’ultimo duro colpo alla struttura del clan lo ha dato oggi la Procura di Napoli sotto la guida di Nicola Gratteri, con una vasta operazione che fin dalle prime luci dell’alba ha visto impegnata sul territorio, tra Forcella e Poggioreale, la Polizia di Stato.
57 gli indagati, 25 le misure cautelari partite all’alba di stamane di cui 18 in carcere, nella rete della Polizia di Stato lo stesso boss Michele Mazzarella, in carcere dal 2022, e alcuni ras del gruppo dei cosiddetti “capelloni” che si era imposto all’attenzione degli inquirenti nell’ambito delle indagini sulla feroce guerra contro la “paranza dei bambini” che voleva conquistare i Decumani.
Tra gli indagati a vario titolo nell’operazione scattata all’alba di stamane spuntano i nomi di Luciano Barattolo, ritenuto essere il reggente del clan dopo l’arresto di Michele Mazzarella; Giuseppina Mazzarella; Giuseppe Del Prete; Gaetano Galiero; Rosario Ciro Mazio; Ferdinando Spirito; Achille Liparulo; Pietro Uliano; Emanuele Giovanniello.
Le indagini
L’operazione di stamane costituisce l’esito di complesse indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea e condotte, tra il 2022 e il 2023, dalla Squadra Mobile di Napoli, che hanno ricostruito e documentato la struttura e l’operatività del clan Mazzarella e di alcune delle sue principali articolazioni sul territorio del capoluogo e della provincia di Napoli.
I 3 rami del clan
Tre le ramificazioni di quella che gli inquirenti chiamano “confederazione Mazzarella” colpite dalle Forze dell’ordine:
- il gruppo operante nella zona del Connolo e facente capo alle famiglie Barattolo e Galiero,
- quello attivo nell’enclave di Forcella, con a capo la famiglia Buonerba, nota con il soprannome di “Capelloni”,
- quello di Poggioreale, facente capo alla famiglia Nunziata, i cosiddetti “Castagnari”.
L’indagine ha documentato come i vertici del clan, anche a seguito di arresti eccellenti intervenuti in tempi recenti, sarebbero stati in grado di gestire tutte le attività illecite del sodalizio criminale e delle sue varie articolazioni territoriali.
Gli affari del clan
Nello specifico, il clan Mazzarella avrebbe controllato il traffico e la vendita al dettaglio delle sostanze stupefacenti, attraverso una collaudata filiera di approvvigionamento delle numerose piazze di spaccio operanti nelle zone di sua “competenza”.
Le modalità di vendita dello stupefacente, così come rilevato dagli inquirenti, avrebbero spaziato dalla classica cessione al dettaglio a quella, ormai sempre più utilizzata, della vendita “delivery”, effettuata su commissione telefonica in luoghi diversi, concordati di volta in volta con l’acquirente.
Al riguardo, nel corso dell’indagine, sono stati effettuati numerosi sequestri di droga – cocaina, hashish e marijuana – di materiale per il confezionamento e denaro contante provento dell’attività di spaccio.
L’autolavaggio e le armi
Scoperto anche un autolavaggio, gestito da alcuni degli indagati, che sarebbe stato utilizzato dal clan come base logistica per stabilire contatti con gli acquirenti e per la conseguente vendita di sostanze stupefacenti, oltre a un immobile destinato allo stoccaggio e confezionamento della droga.
Importanti elementi di prova sono emersi anche con riguardo alla ingente disponibilità, da parte degli indagati, di armi – anche di grosso calibro – e munizionamento vario; gli appartenenti al clan sarebbero andati in giro costantemente armati e spesso scortati da altri affiliati, al fine di prevenire agguatti da parte di esponenti di organizzazioni contrapposte. Nel corso delle indagini sono state rinvenute e sequestrate pistole di vario calibro con il relativo munizionamento.
La contabilità del clan
Ulteriore elemento a sostegno dell’impianto accusatorio è quello relativo alla gestione della cassa comune del clan: il reggente del sodalizio, infatti, avrebbe gestito i proventi derivanti dalle attività illecite e, in particolar modo, dal fiorente spaccio di stupefacenti portato avanti dai vari gruppi confederati e li avrebbe utilizzati, in parte, per il mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie. A riprova di tale fondamentale e caratterizzante elemento associativo – spiega la Procura di Napoli – durante le attività è stata rinvenuta e sequestrata documentazione contenente la contabilità del sodalizio criminale.
Fonte: Napoli Today



