Un’altra querela temeraria da parte di un politico influente verso un giornalista rigoroso ha svelato il suo vero volto, dopo la batosta del Tribunale di Napoli Nord, che ha assolto con formula piena Mimmo Rubio, cronista sotto scorta per le minacce della camorra.
Questa storia spiega meglio di qualunque dibattito cosa sono le querele temerarie in Italia, chi le presenta e cosa sottendono. Nonché il motivo reale per cui il Parlamento non modifica la legge attuale sulla diffamazione a mezzo stampa. Chi dovrebbe cambiare la norma appartiene alla categoria degli autori delle querele temerarie.
Ed è incredibile che all’esito dell’assoluzione il giornalista non abbia avuto alcun risarcimento, nonostante sia stato dimostrato che le affermazioni false erano contenute nella querela anziché negli articoli, che invece erano basati su dati riscontrati.
Mimmo Rubio, anche questo va ricordato, è uno dei sei giornalisti campani sotto scorta e la Campania ha il record di cronisti sotto scorta, la più alta concentrazione in Europa.
Il procedimento era scaturito dalla querela presentata dal senatore di Forza Italia, Francesco Silvestro, con una richiesta risarcitoria pari a 50mila euro. Per i giudici non vi fu alcuna diffamazione ma solo il legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica.
Gli articoli oggetto di denuncia erano stati pubblicati da “Arzano News” e riportavano il coinvolgimento del Silvestro, da consigliere comunale e presidente dell’Assise, negli atti d’accusa dello Stato riguardanti il secondo scioglimento per camorra del Comune di Arzano, nonché la citazione negli atti per rapporti con un boss della camorra legato alla gestione delle pompe funebri; il processo, in concorso, per tentata estorsione all’azienda dei rifiuti; la definizione di “impresentabile” da parte della Commissione Parlamentare Antimafia; il titolo di laurea fantasma; il titolo fasullo di console onorario della Repubblica dell’Ossezia del Sud; il furto di energia elettrica nella azienda di famiglia.
Rubio, difeso dall’avvocato Gennaro De Vita, è stato assolto perché il fatto non sussiste.
Si è trattato di un processo, quello contro Silvestro, che deve essere considerato come un processo modello; molto veloce a dispetto dei normali tempi dei processi anche del Tribunale di Napoli nord, per reati ancor più gravi della diffamazione, la cui prima udienza è fissata a distanza di anni.
L’imputazione riguardava fatti compresi tra il 23/8/2022 ed il 27/02/2023, per i quali il senatore aveva presentato anche integrazione di querela. Questo procedimento, proveniente per competenza territoriale dalla Procura di Napoli con atti trasmessi il 29/3/2023, ha avuto una forte accelerazione nella fase delle indagini preliminari svolte dalla Procura di Napoli nord. Dopo circa 100 giorni vi è stato avviso di conclusione delle indagini preliminari il 16/6/2023, e data l’urgenza (!) vi è stato interrogatorio ex art. 415 bis c.p.p., delegato ai Carabinieri Arzano, notificato il 01/8/2023 ed effettuato in data 10/8/2023, nonostante la sospensione feriale.
Malgrado che, in quella sede, Rubio abbia risposto a tutte le domande e chiarito in modo inequivocabile la sua posizione, con un dettagliato interrogatorio comprensivo di numerosi allegati, il Pm Vincenzo Savoia, in data 13/9/2023 disponeva la citazione dell’imputato dinanzi al Giudice dell’udienza predibattimentale presso il Tribunale di Napoli nord per l’udienza del 19/4/2024.
In tale udienza si costituivano parte civile sia il senatore che il sedicente rappresentante della repubblica dell’Ossezia del sud, allo scopo di ottenere altresì il risarcimento di tutte le voci di danno, conseguenti alla presunta diffamazione.
Malgrado l’inconsueto rigetto della lista testimoniale difensiva, a dispetto della ammissione della lista testimoniale della parte civile, il Tribunale di Napoli nord ha assolto il giornalista Rubio con formula piena ai sensi dell’art. 530 co. 1 c.p. perché il fatto non costituisce reato, bypassando la richiesta della locale Procura che chiedeva l’assoluzione ex art. 530 comma 2 c.p., contraddicendo tutto quanto essa stessa aveva previsto in sede di indagini preliminari.
Il giornalista era stato querelato e finito a processo per gli articoli di stampa che chiamavano in causa il senatore Silvestro su “Arzano News” (fonte primaria anche per molti quotidiani nazionali) nel periodo 2022 in cui lo stesso si candidò alle elezioni politiche, e dopo la sua elezione in Parlamento e successiva nomina di componente della Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta dall’on Chiara Colosimo. A seguito degli articoli di stampa, che ebbero ulteriore e più forte rilevanza sui media nazionali, il Silvestro fu costretto per opportunità politica (e istituzionale!) alle dimissioni dalla Commissione Antimafia, scelta rivelatasi quanto mai appropriata anche alla luce di questa sentenza.
L’attuale politico di centrodestra berlusconiano (non della prima ora, poiché Silvestro orbitava originariamente nel centrosinistra negli anni dal 2000 al 2008, come consigliere comunale dello SDI, gruppo socialista che sosteneva l’amministrazione comunale di centrosinistra ad Arzano, all’epoca guidata del sindaco Ds, Nicola De Mare, che nel suo secondo mandato fu poi commissariata per camorra, in quello che fu il primo scioglimento per camorra del Comune di Arzano, anno 2008) era stato chiamato in causa negli articoli di stampa del Rubio perché citato nella relazione della Commissione d’Accesso alla base del secondo scioglimento per camorra del comune di Arzano.
Commissariamento attuato per infiltrazione e condizionamento della camorra di una amministrazione di centrodestra a guida Forza Italia (decreto presidente della Repubblica anno 2015), dove il Silvestro ne concorse politicamente, nella sua funzione di consigliere comunale e di presidente dell’Assise. Nella fattispecie, finì anche a processo, unitamente all’ex sindaco Giuseppe Fuschino (quest’ultimo arrestato e condannato per concussione e voto di scambio in altra vicenda) per l’accusa di tentata concussione in danno della azienda appaltatrice della raccolta e gestione rifiuti (Silvestro, dopo quasi dieci anni di lungaggini processuali, è stato poi prescritto da quella accusa nel 2024, ma non assolto).
Vicenda giudiziaria che ne comportò, prima della prescrizione, alle ultime elezioni regionali del 2020, la sua iscrizione nella lista degli “impresentabili” resa nota dalla Commissione Parlamentare Antimafia, allora presieduta dall’ex senatore del M5S, Nicola Morra.
L’attuale senatore Silvestro, per i suoi trascorsi di consigliere comunale, era stato chiamato in causa nella stessa relazione della Commissione d’Accesso anche per i suoi rapporti con un ex boss capozona dei Moccia, Girolamo Scafuro, la cui famiglia camorristica deteneva in regime di monopolio la gestione delle pompe funebri sul territorio (gestione che era stata tra i principali atti d’accusa dello Stato in quello scioglimento).
Il giornalista Rubio, tra l’altro, aveva obiettato nei suoi articoli di stampa e post di satira politica il curriculum relativo agli studi di formazione, pubblicati sul sito ministeriale che lasciavano intendere un titolo di laurea. Veniva infatti riportato, sul sito del Ministero, essere in possesso di diploma odontoiatrico che corrisponde ad una laurea magistrale in odontoiatria, anziché, correttamente, quello di diploma odontotecnico, che non è invece una laurea. Mentre su Wikipedia era riportato, addirittura, un diploma differente, quello di geometra. Il Silvestro aveva anche reso noto sul suo curriculum di essere in possesso di una laurea honoris causa in materie economiche commerciali, di cui non c’era traccia da nessuna parte.
Il senatore di Forza Italia, in sede di tribunale, ha invece dichiarato in merito che solo nell’anno 2024, quindi dopo la sua elezione in Parlamento, e dopo gli articoli del Rubio, si è laureato alla Università Mercatorum in Scienze politiche.
Altresì in Tribunale, la difesa del senatore ha anche tenuto a precisare che l’accusa allusiva fatta in alcuni articoli di stampa (non solo di Arzano News ma anche sui quotidiani nazionali) inerente il furto di corrente elettrica nell’azienda di famiglia dedita alla produzione dei materassi, non riguardava direttamente Francesco Silvestro, ma solo l’amministratore della stessa azienda di famiglia, il fratello minore che fu all’epoca denunciato dai Carabinieri e condannato in sede giudiziaria.
Ma veniamo al fatto più eclatante emerso a seguito di questa paradossale querela temeraria. E quindi, partiamo dalla premessa.
In uno degli articoli di stampa, il giornalista Rubio aveva sollevato la questione del titolo di “console onorario della Repubblica dell’Ossezia del Sud” ricevuto dal senatore, e reso pubblico sulla stampa, definendolo un titolo onorifico fasullo, testualmente definito da “Repubblica delle banane”, da Stato fantoccio, perché non esiste.
L’Ossezia, infatti, è una regione che è parte integrante dello Stato della Georgia, regione che Putin vorrebbe annettere alla Russia, così come per il Donbas in Ucraina, per la presenza di una minoranza filo russa. Una regione che è attualmente parte integrante della Georgia, paese democratico che ad oggi non riconosce questa regione come “Repubblica autonoma e indipendente”. E che non riconosce nemmeno l’Europa e l’Onu.
Pertanto quel titolo di console onorario era di fatto un titolo fasullo, in quanto lo Stato sovrano di cui fa parte l’Ossezia, ossia la Georgia (che il giornalista Rubio non ha mai offeso o denigrato, ed anzi fortemente rispettato nella sua sovranità), non lo riconosce come qualcosa di diverso, autonomo e indipendente. Dopodiché, a seguito di questi articoli, parte la querela temeraria del senatore Silvestro, “rafforzata” nella sua sfrontatezza, come è stata sottolineata dal giornalista Rubio in sede di tribunale, perché cofirmata da un finto ambasciatore, tra l’altro mai chiamato direttamente in causa negli articoli, tale Mauro Murgia, ossia un personaggio di origini sarde, legato ad ambienti politici filo russi, che si autodefinisce rappresentante ufficiale dell’Ossezia, con tanto di passaporto diplomatico riconosciuto dalla “sola” Russia.
Ebbene Silvestro, e questo singolare personaggio, querelano il giornalista Rubio per diffamazione (immaginate che l’offesa ad un corpo diplomatico è un reato che prevede una sanzione tre volte superiore alla pena prevista per diffamazione). E qui subentra direttamente il Tribunale che, vista la presenza-insistenza di un senatore della Repubblica Italiana (con tanto di integrazione della querela!) e vista la presenza di un cofirmatario querelante, addirittura possibile diplomatico e rappresentante di una Repubblica sovrana straniera, con entrambi che si sentono diffamati dal giornalista Rubio, avvia con celerità e urgenza le relative e approfondite indagini.
Interpellati i ministeri competenti arriva la prima intrinseca “sentenza” che smonta già in premessa il castello accusatorio contro il Rubio. Dalla nota del Ministero dell’Interno-Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica, agli atti del processo, si evince che il Murgia non era il rappresentante della Repubblica dell’Ossezia del Sud, non godeva di alcuno status diplomatico o di altro riconoscimento da parte della Repubblica Italiana, e il Murgia viene addirittura testualmente “bollato”, nella nota specifica inviata al Ministero dell’Interno da parte del Ministero degli Affari Esteri, “noto da tempo per millantare di essere il sedicente rappresentante ufficiale della cosiddetta Repubblica dell’Ossezia del Sud”
Nella fattispecie il giornalista Rubio ha sottolineato al Tribunale che il ruolo di un senatore della Repubblica, Francesco Silvestro, quale garante delle istituzioni repubblicane fosse incompatibile con quello di console onorario di uno Stato che la Repubblica Italiana non aveva mai riconosciuto. E il Tribunale lo rimarca questo passaggio. Le parole usate dal Ministero – scrive in sentenza il giudice Morra- sono decisamente più dispregiative dell’espressione “Repubblica delle banane” usata dal giornalista Rubio.
Sarebbe forse dovuta bastare già questa nota, in fase di indagine, per escludere tale processo per diffamazione, visto l’emergere da subito di una falsa attestazione e di una evidente rafforzata querela temeraria per la presenza di un cofirmatario “millantatore”. Ma il pm Savoia, nonostante una esaustiva memoria difensiva allegata con tantissimi documenti istituzionali “ufficiali”, ha mandato a processo il giornalista. In tribunale è stato smontato punto per punto il castello diffamatorio.
Importante ai fini processuali anche la relazione, senza omissis, della Commissione d’Accesso alla base del secondo scioglimento per camorra del Comune di Arzano in cui è chiamato un causa il senatore Silvestro. Nonostante il tentativo della difesa del Silvestro di opporsi, asserendo possibili violazioni del segreto istruttorio, lasciando intendere anche una acquisizione impropria dei documenti, o attraverso un accesso informatico fuorilegge o attraverso una “talpa” nella Commissione Parlamentare Antimafia (cose tutte non vere!), il Tribunale ha acquisito e valutato i documenti. Erano atti amministrativi prefettizi (accessibili generalmente anche in caso di un eventuale ricorso di politici chiamati in causa negli scioglimenti), di cui il giornalista Rubio è in possesso da anni, da quando c’ è stato lo scioglimento.
Fonte: Articolo 21



