Meloni senza referendum come il calcio senza pallone

Meloni referendum

“Andrò alle urne ma non ritirerò le schede”. Queste stentoree parole di Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri, potrebbero dar vita – in questa stagione di pensiero debole –  a un  nuovo  robusto movimento culturale, capace di fornire in vari campi indicazioni  preziose come quella che la premier ha escogitato per i referendum.

Se ciò dovesse davvero avvenire, sarebbe tutto un fiorire di frasi prive di senso comune, ma comunque apprezzabili in quanto nate nel filone inaugurato dalla premier per i referendum.

Gli esempi possibili sono tanti: ordinerò una amatriciana ma senza guanciale; mi tufferò in una piscina ma senza acqua; giocherò a calcio ma senza pallone; opererò ma senza bisturi; sconfiggerò la mafia ma senza pentiti; sarò come La Russa ma senza nostalgia; ammirerò un tramonto ma senza sole; leggerò  libri ma senza pagine…

Alla fine verrebbe a tutti un gran mal di testa, e ci ritroveremmo con le idee molto più confuse del solito. Ma ne varrebbe la pena, non solo perché potremmo rivendicare di appartenere alla stessa scuola della Premier, ma anche perché daremmo una buona lezione a quei soloni che si nutrono solo di logica e buon senso, dimostrando loro che un altro mondo è possibile.

E il detto latino “quos Deus vult perdere, dementat prius” (Dio fa prima impazzire coloro che vuol rovinare) risulterebbe applicabile soltanto ai politici dell’opposizione che si ostinano a credere nel “campo largo”, non a chi vuol convincere gli italiani a rinunziare al diritto di votare i referendum.

(Dedicato a Laura Salvetti Firpo)

Fonte: Il Fatto Quotidiano