Mafia cinese, un pericolo concreto

Prato mafia cinese carabinieri

La mafia cinese rappresenta un pericolo concreto, già emerso nelle carte del maxiprocesso di Falcone e Borsellino, dove si documentava un traffico di stupefacenti tra Bangkok, Roma e Palermo. Il terminale thailandese era il cittadino cinese Koh Bak Kin, mentre il capo era Chang Chi Fu. Un’organizzazione che tra gli anni ’70 e ’80 fruttò enormi guadagni al clan mafioso Riccobono.

Negli anni ’90 iniziarono le prime indagini che portarono al riconoscimento di cinesi dello Zhejiang come mafiosi. La Cassazione, il 30 maggio 2001, confermò le condanne per associazione mafiosa a Khe Zhi Hsiang e sei sodali, attivi tra Toscana e Francia, responsabili di traffico di esseri umani, sfruttamento lavorativo, estorsioni, sequestri, gioco d’azzardo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Fondamentali furono le dichiarazioni di Raymond Tannous, “accompagnatore” di clandestini, e la collaborazione di Zen Zhang, trafficante di armi e immigrati, trovato successivamente ucciso nel suo appartamento a Parigi il 3 novembre 2001.

Una seconda sentenza della Corte d’Appello di Roma, il 30 gennaio 2003, riconobbe un’associazione mafiosa cinese operante a Roma dal 1991 al 1993, dedita a estorsioni, sequestri e traffico di clandestini, collegata ad analoghe organizzazioni in Francia. La decisione del Tribunale di Roma del 31 gennaio 1995, confermata dalla Corte d’Appello di Roma, fu la prima sentenza che riconobbe la mafia cinese come tale per la giustizia italana.

Negli anni successivi la criminalità cinese si è espansa. Secondo il Rapporto 2023 dell’Osservatorio Nazionale sulla Contraffazione, il mercato del falso vale 15 miliardi di euro e ha causato oltre 120 mila posti di lavoro persi. Le gang cinesi Green Dragon, Black Society e Red Sun, da Milano si sono espanse in Austria, Francia e Svizzera, integrandosi con le mafie italiane grazie all’accesso ai mercati criminali cinesi.

Oggi questi gruppi, operanti come distinti nuclei capaci di collaborare tra loro, stringono alleanze con ‘ndrangheta, Sacra Corona Unita e gruppi albanesi, fornendo servizi bancari illegali per il narcotraffico, assicurando pagamenti anonimi e senza tracciabilità. Parallelamente gestiscono un sistema economico-criminale parallelo che coinvolge tutta la filiera manifatturiera, sfruttando manodopera clandestina e drenando profitti verso la Cina.

Oggi si assiste, in particolare a Prato, ad un’escalation criminale cruenta, a partire dal mese di giugno del 2024, che vedono il coinvolgimento di appartenenti alla criminalità cinese, con delitti che si sono verificati non solo nella provincia pratese con notevole frequenza (ove esiste la più grande comunità cinese in Italia, e tra le più numerose in Europa, con circa 50mila presenze di cui 35.205 ufficialmente censiti), ma anche in paesi europei, che ha visto l’esecuzione il 14 aprile di quest’anno di un duplice omicidio nella capitale, nei confronti della coppia Dayong Zhang e Xiaoqing Gong.

Una transnazionalità che ha interessato sia la Francia, con due incendi consumati a Parigi il 21 ottobre 2024, ai danni della CGA, e il 10 marzo 2025, in pregiudizio della CGA Transport, sita a Aulnay sous Bois, sobborgo di Parigi (in quest’ultimo caso con l’invio di un pacco esplosivo), sia la Spagna, ove il 28 febbraio 2025, vi è stato un colossale incendio che ha distrutto, a ridosso di Madrid, una significativa struttura imprenditoriale (le relative fiamme hanno interessato un’area di circa ottomila metri quadrati, ove esiste il polo Cobo Calleja de Fuenlabrada). Una cornice criminale in cui si inserisce una contrapposizione di gruppi imprenditoriali per il controllo del mercato delle grucce per abiti, della logistica e dei trasporti.

La grave emergenza che stiamo vivendo suggerisce la necessità di estendere anche nei confronti degli stranieri l’applicazione delle misure straordinarie di protezione e di assistenza previste per i collaboratori e i testimoni di giustizia, con gli opportuni adattamenti.

Come insegna l’esperienza dell’ultimo quarantennio, con riferimento al contrasto dei gruppi criminali permeati dall’omertà, è fondamentale disporre dell’apporto di collaboratori nelle investigazioni. Oggi sussiste la possibilità di ricorrere per lo straniero che collabora solo le misure di protezione ordinarie, che vengono applicate dal Comitato per l’Ordine e la Sicurezza pubblica, e alle previsioni del decreto legislativo del 25 luglio 1998, n. 286, con le quali è prevista la possibilità di rilasciare permessi di soggiorno per motivi di giustizia.

Potrebbero, al riguardo, essere promosse iniziative istituzionali per rendere concretamente operativo l’accordo di collaborazione in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale siglato a Roma il 7.10.2010 con la Repubblica Popolare cinese.

* Procuratore della Repubblica di Prato

Fonte: La Repubblica/Firenze 16/05/2025