«Se non vi vedo il 21 marzo vi vengo a cercare. Venite col gonfalone, segno alto di un servizio per il bene comune. È importante essere in tanti per dire da che parte si sta. Scuotete le vostre comunità. Sarà bello camminare insieme». È l’appello di don Luigi Ciotti per la giornata del 21 marzo, che quest’anno si svolgerà a Locri e in tante altre piazze d’Italia.
Il 21 marzo, ora diventata giornata nazionale, è una giornata molto importante per tutti noi familiari delle vittime innocenti di mafia, ndrangheta, camorra, perché serve a richiamare l’attenzione di tutti sul dolore di tante famiglie, di interi paesi distrutti dalle faide.
Il nostro, come quello della Locride, è un territorio che ha vissuto la pervasività delle mafie e che ancora vive la mafia come espressione culturale e sociale. Ma queste terre, ha ragione don Ciotti, hanno anche tanto di positivo.
E noi il 21 marzo, qui, a Ponticelli vogliamo ricordare tutte le vittime innocenti e anche affermare che in Campania si fa da anni una intelligente antimafia sociale, pur tra tante difficoltà, incomprensioni e anche intimidazioni. Sono tante le persone, spesso giovani, che si impegnano sui terreni confiscati alle mafie o che affiancano i familiari delle vittime in cerca di verità e giustizia per i loro cari o che nelle zone più difficili vanno nelle scuole, incontrano giovani, diffondono piccoli semi di legalità, o che nei punti lettura “Nati per leggere” sparsi nella nostra regione leggono libri ai bambini e alle loro mamme già dal primo anno di vita. A quei bambini, che nella loro vita vedranno più spesso bustine di droga che libri. A quei bambini bisogna dare opportunità, se si vuol davvero togliere linfa vitale alle mafie.
Il 21 marzo, accanto ai familiari ci saranno i gonfaloni dei comuni che sceglieranno di sfilare con noi e faranno una scelta precisa, stare dalla parte delle vittime e scegliere così il bene comune.
E sarà necessario vedere sfilare tanti gonfaloni, per far capire a tutti, ma proprio a tutti, da che parte si è scelto di stare.
Sappiamo bene che c’è un cammino silenzioso da fare tutti i giorni, sappiamo bene che ogni giorno le nostre scelte devono essere improntate al rispetto delle regole. E siamo tutti chiamati a rispettarle le regole, nessuno escluso.
Ai ragazzi delle scuole chiedo di rispettare le piccole regole, di fermarsi al semaforo rosso, di aiutare i compagni in difficoltà, di tenere a cuore la loro scuola, e di custodirla come bene prezioso. Ma agli adulti che le regole, né quelle grandi, né quelle piccole, non le rispettano, chi è che dice qualcosa? Oggi è urgente richiamare al rispetto delle regole, di tutte le regole, gli adulti, gli insegnanti, coloro che hanno responsabilità di comando, gli amministratori, gli imprenditori, i politici. Tutti. Proprio tutti.
E vi vogliamo al nostro fianco il 21 marzo per le strade di Ponticelli per affermare che il rispetto delle regole è il primo passo per sconfiggere mafia e corruzione. Gli indifferenti dovrebbero comprendere che far finta di nulla vuol dire darla vinta alle mafie. I furbi, coloro che pensano al proprio interesse a danno della collettività, andrebbero isolati e contrastati e non presi a modello. La legalità conviene e riuscire a sconfiggere la corruzione e l’evasione determina inevitabilmente effetti positivi immediati sul reddito nazionale e sulla qualità della vita di tutti i cittadini.
E vogliamo qui condividere le parole del vescovo Oliva e farle nostre: “ogni uomo e donna di buona volontà dica per sempre no ad ogni forma di illegalità e criminalità. Facciamo obiezione di coscienza di fronte a qualunque progetto di morte ed alla mentalità mafiosa, prepotente ed arrogante. ‘Impegno’ è volontà di costruire una società nuova, di ridare dignità alla nostra terra, di ricostruire rapporti di pace e di riconciliazione, di favorire legami di cooperazione nel bene, di volere un lavoro per tutti”.
Il lavoro è certamente la linea di demarcazione, la mancanza di lavoro dà spazio alle mafie.
Servono risposte immediate per creare occasioni di lavoro per i giovani, un piano di interventi straordinari per il Mezzogiorno finalizzato all’occupazione. «Non possiamo pensare di sfuggire alla stretta della camorra se non si realizzano progetti concreti anche sul piano culturale e per il tempo libero». Così scriveva Giancarlo, mio fratello, nel 1984.
E noi oggi, dopo oltre 30 anni, aspettiamo ancora progetti culturali seri e strutturali e non occasionali.
Vogliamo finalmente sfuggire alla stretta della camorra.
*Presidente Fondazione Polis
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