Le ramificazioni della criminalità cinese, anche mafiosa, in Europa

Mafia cinese

Sin dal maggio 2005, in occasione del convegno “La sfida cinese nel mondo e in Italia” tenutosi a Roma presso il Comando Generale della Guardia di Finanza, era stata sottolineata la pericolosità della mafia cinese, una criminalità diagnosticata “nella forma di tumori e non metastasi” che trovava le principali attività nel reimpiego di capitali illeciti, nel contrabbando, nel gioco d’azzardo, nella contraffazione, nelle illecite rimesse di valuta, nelle estorsioni, nell’immigrazione clandestina.

Un allarme sulle “consorterie cinesi” che, già alla fine del 2003, era stato annotato nella “52ma Relazione sulla politica informativa e della sicurezza” in cui la malavita cinese prediligeva come “ambito operativo” la stessa comunità cinopopolare ma con segnali  di un’espansione ad altri settori illeciti, al di fuori di quella comunità. Già allora di rilievo la portata delle informazioni relative alle ramificazioni nell’Europa dell’Est ed alla collaborazione stabilita con gruppi attivi in Francia (Relazione cit.).

Dunque, in Europa la criminalità cinese ha posto le sue basi già da molti anni utilizzando le principali città come scali per il transito e la destinazione finale di droghe e per il traffico di clandestini. Da quest’ultima attività criminale la criminalità organizzata cinese (le Triadi ne sono la massima espressione), lucra guadagni ingenti facendo leva sulla disperazione e sul desiderio dei cinesi che aspirano a far fortuna all’estero, costituendo in tal modo un fertile terreno di reclutamento di manovalanza criminale e di forze di lavoro a prezzi irrisori.

È stato accertato che la criminalità cinese si avvale del traffico di immigrati per introdurre in un determinato territorio persone consapevoli sin dall’inizio che, per pagarsi il viaggio, saranno costrette a commettere reati di ogni tipo per conto delle organizzazioni. In alcuni casi gli stessi clandestini sono risultati appartenere alle Triadi.

In Olanda, per esempio, la penetrazione della criminalità asiatica in generale è stata notevole. Lo sviluppo dell’imprenditoria cinese, in particolare quella legata alla ristorazione e la flessibilità politica dell’immigrazione da parte delle autorità olandesi, hanno determinato nel corso degli anni un notevole afflusso di giovani cinesi, in particolare da Hong Kong. È questo l’humus in cui si sono sviluppati traffici delle Triadi, in particolare il traffico di eroina che negli anni’70/’80 del secolo scorso ha avuto nell’Europa centrale un fiorente mercato.

Si è verificata così una forte immigrazione di criminali cinesi che come copertura ostentavano un impiego ufficiale in un ristorante. La Tai Huen Chai, espressione delle Triadi, avrebbe fondato ad Amsterdam, una sua “agenzia di collocamento”  costringendo i ristoratori ad assumere clandestini e pretendendo una tangente pari ad una quota delle somme non corrisposte per il pagamento degli oneri previdenziali e assistenziali.

In Belgio le Triadi 14K e Wo Sing Wo sono attive da anni a Bruxelles mentre in Francia, a Parigi alcuni capi delle Triadi controllerebbero i cinesi in buona parte dell’Europa.

Nei Balcani la presenza della mafia cinese è pure consistente. Il canale Cina-Serbia è operativo sin da quando fu stipulato un accordo economico nel periodo di reggenza di Milosevic secondo cui i cinesi potevano recarsi a Belgrado anche senza visto. Anche in Bosnia, con una comunità cinese di oltre 10mila persone la realtà è allarmante per il traffico di esseri umani per sfruttamento lavorativo e per la prostituzione. La mafia cinese rispetto ad altre mafie è ancor più crudele perché le loro donne se “sgarrano” spariscono.

In Germania le Triadi operano soprattutto ad Amburgo, Stoccarda, Norimberga e Francoforte sul Meno, nei settori del gioco d’azzardo, nel traffico di clandestini, nella falsificazione di documenti, nell’estorsione in danno di imprenditori cinesi e nel traffico di droghe.

Anche in Spagna si è verificata una forte concentrazione di cinesi provenienti dallo Zhejiang ( regione da cui  provengono anche la maggior parte dei cinesi giunti in Italia che resta la vera “terra promessa” nonostante la presenza di forti mafie indigene).