“Lavoricidio”: la strage silenziosa continua. Anche ieri 6 morti

Morti lavoro

Mentre il clamore mediatico e politico si affievolisce, la strage nei luoghi di lavoro continua con numeri allarmanti. Le morti bianche non si fermano, anzi, in alcuni giorni superano i picchi che avevano generato la recente indignazione pubblica dei quarti morti di lunedì.

Ieri, l’ennesima giornata di lutto: sei vittime in tutto il Paese, di cui nessuno parla. Tre erano autotrasportatori, morti in Puglia. Il loro tragico destino porta a 94 il numero di decessi in questa categoria dall’inizio dell’anno, un dato quasi raddoppiato in pochi anni. Gli autotrasportatori si contendono con gli agricoltori, spesso vittime di incidenti con i trattori, il primato in questa triste classifica.

Queste le vittime di ieri.

Un edile di 50 anni, morto in provincia dell’Aquila, il quarto in quella zona.

Un autotrasportatore di 69 anni, deceduto alla guida del suo furgone.

Un altro sempre in Puglia è finito fuori strada.

Sempre in Puglia un cric ha ceduto mentre la vittima stava cambiando un pneumatico schiacciandolo.

Una donna in un infortunio domestico, caduta dalla scala mentre riponeva oggetti in un armadio.

Una sesta vittima in itinere, morta mentre si recava al lavoro.

Questi decessi non sono incidenti isolati, ma il sintomo di una pericolosa regressione della sicurezza sul lavoro.

Nei settori dell’edilizia e dei trasporti, in particolare, si assiste a una “caporalizzazione del lavoro” sempre più diffusa e, paradossalmente, spesso legale. Si tratta di uno sfruttamento estremo che prospera nelle piccole e piccolissime aziende, dove i lavoratori, spesso stranieri o meridionali, sono costretti ad operare in condizioni di precarietà insostenibili.

Questa dinamica non risparmia nemmeno le grandi aziende statali come Ferrovie, Eni ed Enel, dove si sono verificate tre delle ultime quattro stragi. Il sistema del subappalto e dell’esternalizzazione sposta il rischio e le responsabilità su realtà più piccole, che operano sotto una pressione economica tale da sacrificare la sicurezza per la produttività.

La situazione è insostenibile. Da anni si denuncia questo peggioramento, eppure i risultati sono sconfortanti. In Parlamento, i rappresentanti dei lavoratori sono una minoranza esigua, mentre le lobby d’impresa occupano un ruolo preponderante.

Fino a quando non ci sarà una presa di coscienza collettiva e un intervento deciso a livello politico, il “lavoricidio” continuerà a mietere vittime in un silenzio assordante.

* Curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro


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