L’anno del DL carcere sicuro

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L’amaro e pur prevedibile destino del decreto «carcere sicuro» a un anno di distanza dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale; il documento dell’Osservatorio Carcere.

È trascorso appena un anno dalla tanto attesa conferenza stampa del Ministro della Giustizia in cui si annunciava un decreto-legge chiamato “carcere sicuro”.

Un provvedimento, per usare le parole del ministro Nordio, «vasto e strutturale che affronta in modo organico un altro settore del sistema dell’esecuzione penale… frutto di una visione del governo Meloni, condivisa dai nostri sottosegretari, che sul punto di vista della Giustizia è orientata essenzialmente su quello che potremmo chiamare umanizzazione carceraria».

Un decreto che avrebbe dovuto, secondo i proclami a reti unificate, ridurre il sovraffollamento, arrestare la spirale violenta dei suicidi, dare, insomma, una boccata d’ossigeno al carcere attraverso una varietà di interventi:

– facilitare il trasferimento dei detenuti dal carcere alle comunità di accoglienza;

– trasferire fino a 10.000 detenuti stranieri nelle carceri dei loro paesi;

– semplificare la liberazione anticipata, in maniera da sgravare il lavoro degli uffici di sorveglianza, dando maggiore certezza al maturare del beneficio in corso di esecuzione pena;

– modificare la disciplina in materia di colloqui telefonici dei detenuti, ampliando le condizioni di fruibilità e il numero degli stessi.

Il tutto attraverso l’impegno ad adottare regolamenti attuativi sia in materia di comunità residenziali per accogliere detenuti al di fuori delle carceri, sia in materia di colloqui telefonici, entro il termine di sei mesi dall’adozione del decreto.

Siamo giunti al primo anno di vigenza del DL 92/204 cd. carcere sicuro, nel frattempo convertito in legge 112/2024, eppure ad oggi non vi è nessuna traccia del regolamento che avrebbe dovuto formare l’elenco, sui territori, delle comunità residenziali di accoglienza per detenuti e disciplinarne il loro operare, così come del regolamento sulle telefonate.

Il sovraffollamento invece che ridursi è aumentato, passando dal 130% (3 luglio 2024) a poco più del 134% (30 maggio 2025). Le presenze nelle carceri, nello stesso periodo, sono aumentate (da 61.509 a 62.722 detenuti). La capienza disponibile, nonostante i proclami sul lavoro del Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, è addirittura scesa, da 47.003 a 46.706 posti disponibili.

Il numero di stranieri trasferiti negli Stati di appartenenza, dal dato previsionale di 10.000 si è ridotto ad appena 463 espulsi.

Per non parlare del dato crescente di suicidi (78 dal 4 luglio ad oggi) e dei morti per diverse cause o da accertare (67 nello stesso periodo).

La burocratizzazione della liberazione anticipata ha reso ancora più farraginoso il meccanismo di accesso alla misura e più incerta la sua concessione; ha determinato una varietà di interpretazioni nella magistratura di sorveglianza e una sostanziale diseguaglianza tra gli aventi diritto; ha svilito le caratteristiche premiali e incentivanti dell’istituto in chiave trattamentale e risocializzante, ingolfando gli uffici di sorveglianza, carenti di risorse umane e materiali e sempre più inidonei a rispondere tempestivamente alle istanze di un bacino di utenti sempre più vasto.

Almeno due sono le ordinanze di rimessione alla Consulta della nuova liberazione anticipata trasmesse dai magistrati di sorveglianza di Napoli e di Spoleto, con chiare questioni di illegittimità costituzionale del DL 92/2024 da noi più volte denunciate.

Scorgevamo bene, da subito, le incongruenze e le assurdità del tanto strombazzato Decreto “carcere sicuro” e degli effetti nocivi riversati sul già deficitario sistema dell’esecuzione penale. Non è, purtroppo, una novità l’uso strumentale e propagandistico di un concetto di “sicurezza” del tutto astratto e disancorato dalla realtà che si nutre di slogan e non si misura con i problemi che solo a parole afferma di voler risolvere.

Siamo, però, ben oltre le nostre negative previsioni, nonostante proprio ad un anno di distanza, il Ministro della Giustizia, rispondendo ad una interrogazione parlamentare, abbia rivendicato le «risposte straordinarie ed energiche all’emergenza del sovraffollamento ma anche soluzioni adeguate, proporzionali e lungimiranti ai problemi strutturali, trascinati da anni, del sistema penitenziario», date dal Governo Meloni con il DL che ha compiuto l’anno.

Nell’indifferenza della politica e del Governo si consuma, giorno dopo giorno, il dramma umanitario nelle carceri.

Roma, 9 luglio 2025

L’Osservatorio Carcere 

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Unione delle Camere Penali Italiane