La prigionia di Alberto Trentini in Venezuela: “Meloni si attivi, basta silenzio”

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“Oggi sono otto mesi esatti che mio figlio Alberto è in prigione, ma tutto tace e tace anche la nostra presidente del Consiglio. Questo silenzio per me e la mia famiglia è insostenibile, il nostro governo deve attivarsi come ha fatto quello svizzero con il compagno di prigionia di mio figlio che è stato liberato da poco ed ha raccontato alla stampa le terribili condizioni di detenzione in cui si trova ancora Alberto”. Lo afferma Armanda Trentini, la mamma del cooperante italiano detenuto in Venezuela dal novembre scorso parlando fuori dal tribunale di Roma dove oggi è in programma una nuova udienza del processo per l’omicidio di Giulio Regeni.

“Non possiamo più aspettare – ha proseguito la donna – le nostre istituzioni dimostrino di avere a cuore la vita di un connazionale e si adoperino con urgenza ed efficacia per riportare a casa nostro figlio mettendo in campo qualsiasi strumento di diplomazia come è stato fatto in altri casi: ogni giorno di inerzia in più corrisponde ad indicibili sofferenze per Alberto e per noi. Contatti non ce ne sono e noi aspettiamo con fiducia che qualcuno faccia ciò che è necessario. Otto mesi sono troppi e dobbiamo ribellarci”, ha aggiunto la signora Trentini.

“C’è un presidente, un tiranno che si professa cattolico e che manda i suoi figli nelle scuole cattoliche si ponga una mano sulla coscienza che Dio fa esattamente il contrario e ci invita a impegnare la vita per i diritti di tutte le persone. Signor presidente Maduro faccia la propria parte“. Così Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera – arrivato a piazzale Clodio per il sit-in che precede l’udienza di oggi sull’omicidio di Giulio Regeni avvenuto nel 2016 in Egitto – parlando del cooperante veneto di cui si sono perse le tracce, il 15 novembre scorso, dopo il suo arresto in Venezuela.

“Sarebbe stato un impegno sempre tenace, operoso e rumoroso, ma troppi silenzi hanno accompagnato questi mesi. Troppe prudenze, troppe deleghe e, soprattutto, troppe ambiguità – ha aggiunto -. Torneremo a far risuonare forte la nostra voce in nome di Alberto Trentini. Alberto è un nome che non porta in sé nessuna colpa. Anzi porta con sé la generosità di andare nel Mondo, nei contesti più difficili, a sostegno dei più fragili. E allora voi capite che essere impegnati per i diritti umani non può trasformarsi in una colpa“., ha sottolineato Don Ciotti. “È passato troppo tempo – ha ricordato il fondatore di Libera – per Giulio Regeni, per Mario Paciolla, non siamo arrivati in tempo. Allora chiediamo per loro verità e giustizia per la loro morte. Per Alberto siamo in tempo per chiedere rispetto per la sua vita, la libertà e la verità. E’ passato troppo tempo, stiamo perdendo tempo. È un silenzio assordante“, ha concluso.

“Continuiamo a chiedere come abbiamo fatto nei mesi scorsi ogni sforzo per la liberazione di Alberto Trentini che non ha colpe se non quella della generosità di andare per il mondo ad aiutare chi è più in difficoltà”. È quanto afferma la segretaria del Pd, Elly Schlein, che questa mattina ha preso parte al sit-in fuori dal tribunale di Roma dove è in programma l’udienza per l’omicidio Regeni. “Questo silenzio – aggiunge – non può continuare, serve un impegno concreto da parte del governo e di chiunque ne ha il potere, noi la nostra parte la stiamo facendo, per la liberazione di Alberto. Sono passati otto mesi, il governo svizzero si è impegnato per la liberazione di chi era in carcere con Alberto Trentini e ha raccontato di indicibili sofferenze all’interno di questo carcere. È una situazione che non può essere tollerata un minuto di più. Ribadiamo al governo una richiesta di impegno concreto”.


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