La destra si aggrappa ancora all’unico “martire” disponibile

Berlusconidellutri

In assenza (grazie a Dio!) del Charlie Kirk italiano la destra si aggrappa ancora all’unico “martire” disponibile: il solito Silvio Berlusconi ormai consegnato alla storia ed agli altari laici della commemorazione.

La mitopoietica della destra italiana infatti comprende, oltre ai gagliardi mezzi busti da ventennio, il caro leader fondatore perseguitato fino alla morte da una magistratura politicizzata, rossa di invidia e di rancore verso le fortune del migliore, che d’accordo con i comunisti non meno frustrati e presto sconfitti, ha tentato di buttarlo in galera, non riuscendo a batterlo nelle urne. 

Sempre secondo il “vangelo” predicato dalle parrocchie d’area, il piano famigerato delle toghe rosse asservite al sol dell’avvenire avrebbe tentato a più riprese di inchiodarlo alla peggiore delle organizzazioni criminali e cioè Cosa Nostra, non disdegnando negli anni di provare ad appiccicargli addosso pure la ‘ndrangheta calabrese e la camorra campana.

Un Berlusconi mefistofelico che fin dagli esordi avrebbe attinto a piene mani dai tesori immondi dei mafiosi per fondare il proprio impero, promettendo ricche remunerazioni agli azionisti in coppola e doppio petto, un Berlusconi che si sarebbe affidato a Cosa Nostra per ottenere sicurezza ed agibilità imprenditoriale, un Berlusconi che avrebbe premiato negli anni personalità colluse col potere mafioso al fine di coltivare cospicue rendite elettorali, un Berlusconi che addirittura avrebbe manovrato dietro alle bombe del 1992 e del 1993, attraverso i suoi più fidati collaboratori.

Ebbene tutta questa disumana persecuzione sarebbe stata finalmente e definitivamente annichilita dalla sentenza della Cassazione che ieri ha fatto soffiare in tutte le trombe l’esercito degli apostoli del cavaliere.

Falso, naturalmente: la sentenza di Cassazione si è soltanto espressa sulla proposta di misura di prevenzione personale e patrimoniale avanzata dalla Procura di Palermo a carico di Marcello Dell’Utri in relazione alle ingenti fortune nella disponibilità di quest’ultimo e della sua famiglia, provenienti dal caro leader.

Qui basta rimarcare che il giudizio di prevenzione non è un processo penale e che quindi il suo esito nulla muta rispetto al piano delle responsabilità penali documentate o rispetto ai procedimenti penali tutt’ora in corso.

Nulla cambia soprattutto rispetto a quella che ai miei occhi continua ad apparire come la responsabilità morale e politica maggiore nei documentati, pluridecennali, rapporti tra il sistema-Berlusconi e le mafie e cioè l’aver preferito la protezione mafiosa a quella dello Stato, per questo pagando regolarmente e copiosamente Cosa Nostra almeno fino al 1992 e cioè negli anni nei quali soprattutto quella organizzazione criminale faceva strage di onesti servitori dello Stato.

Pagare la mafia per paura non è reato, ma farlo senza pentirsene mai, guadagnando da quella “pace” immensi profitti, dovrebbe costituire un insuperabile titolo di demerito e non un viatico per occupare le più alte cariche della Repubblica.

Un giovane e tenace giornalista Rai circa 25 anni fa riuscì a scovare un documento di grande valore storico, la video intervista rilasciata a Canal Plus da Paolo Borsellino il 21 Maggio del 1992 (si dice che il nastro fosse disponibile in RAI da anni) e mai trasmessa. Pare che quel giornalista dovette superare enormi ostacoli per riuscire a mandare in onda nel cuore della notte, con l’aiuto di qualche collega, quel nastro nel quale Paolo Borsellino parlava anche di Vittorio Mangano, indicandolo come “testa di ponte” della mafia al Nord. Forse da allora quel giornalista qualche nemico se l’è fatto.

Di certo a quel giornalista hanno recentemente piazzato una bomba davanti a casa e per questo verrà presto ascoltato dalla Commissione parlamentare anti mafia, quella presieduta dalla meloniana di ferro Chiara Colosimo.

Una preghiera allora per finire: caro Ranucci, quando andrai, porta con te una copia di quella lunga intervista e depositala agli atti, chissà che non fomenti qualche, pur tardiva, conversione.

Amen… ehm, grazie!

* Presidente Articolo 21 Piemonte