La destra ha vinto la sua battaglia per l’egemonia

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Si arricchisce di nuove pagine il catalogo dell’orrido e dell’osceno del nostro governo di centro destra, in perfetta sintonia, e questo va riconosciuto, con il catalogo degli orrori trumpiani e del governo israeliano.

Killer cecchini dell’IDF, quindi in divisa, su ordine di Netanyahu, sparano ad altezza d’uomo contro donne, uomini e bambini affamati. Con in mano scodelle vuote, non pistole.

In contemporanea, pagliacci che si riconoscono, dietro lauta ricompensa, nella martoriata stella di David, vengono spediti in mondovisione per magnificare quell’autentico Paese della cuccagna che i nemici degli ebrei fanno di tutto per occultare: manna dal cielo, moltiplicazione dei pesci e vino al fiasco.

Non diamo numeri, perché direbbero che i numeri sono controversi e discutibili, essendo la conta delle vittime, da che guerra è guerra, quanto di meno aritmeticamente certo si possa sostenere.

Furono davvero 6 milioni gli ebrei morti nell’Olocausto?

Furono davvero 20 milioni i caduti sovietici prima che arrivassero a piazzare la loro bandiera a Berlino e spalancassero i cancelli dei lager? Quale storico può dirlo con sicurezza?

Di sicuro questa alla quale stiamo assistendo è la guerra che ha il primato dei giornalisti assassinati.

Fra una fila per il pane, la corsia di un ospedale, l’altare di una Chiesa, i killer cecchini in divisa di cui sopra di giornalisti che pretendevano di raccontare l’accaduto ne hanno fatti fuori più di duecento e meno di trecento.

Uno si chiede: ma tutto questo si può fare?

È permesso farlo?

Si può mettere in programma il trasloco in massa di qualche milione di abitanti da una terra (la loro) a un’altra (tutta ancora da disegnare)?

E le organizzazioni internazionali che ci stanno a fare? E l’Europa che vuole combattere in Ucraina mette in conto di mandare i suoi eserciti in trasferta anche a Gaza?

Sembra ormai prevalere la tesi che tutto si può fare, ma l’importante è come lo si dice. Infatti, gli opinionisti italiani, che al mondo sono i migliori su piazza, si accapigliano con dovizia di argomenti.

Un esempio: il russo può essere cacciato dai palcoscenici italiani, l’israeliano no, se no Pietrangelo Buttafuoco, il Presidente della Fondazione La Biennale di Venezia, ci rimane male e si irrita. Chissà mai perché.

Genocidio? Macché genocidio.

E Liliana Segre, soffertamente, sempre più isolatamente, sapendo di giocarsi giorno dopo giorno e pezzo dopo pezzo un passato personale che merita infinito rispetto, sottoscrive: non è genocidio.

Almeno la Segre, sull’argomento, è parlante. E ci mette la faccia.

Come ce la mette Maurizio Molinari, che con sprezzo del pericolo televisivo in prima serata, dichiara a proposito dell’emigrazione da Gaza: “Il termine forzata non è mai stato usato né da Trump né dal governo israeliano”.

Altra stoffa quella della nostra premier, Giorgia Meloni, che ormai preferisce sempre il silenzio. Con la faccina divertita di chi, sui dossier più complicati, la sa molto lunga.

Silenzio, però, fino a un certo punto.

Perché se è in visita da Trump lo sconsiglia pubblicamente di accettare le domande dei giornalisti, rafforzando il concetto: “Io con la stampa italiana non parlo mai”. Frase forse alquanto infelice detta mentre gli israeliani sparano ad alzo zero contro la stampa di tutto il mondo.

La guardia costiera libica, fuori dalla sue acque territoriali, spara contro l’imbarcazione che sta soccorrendo profughi in mare. Vatti a fidare degli amici e del Piano Mattei…

Viene sequestrata, fermo amministrativo si chiama, la nave carica di naufraghi alle porte di Trapani che il ministro degli interni Matteo Piantedosi, aveva ordinato dovesse attraccare a Genova.

E’ una prassi, dicono i Governativi, si va “dove ordina il ministro”.

Ma anche qui si ripresentano le stesse domande: si può fare?

È permesso farlo?

I nostri Padri costituenti nulla previdero contro la crudeltà e la barbarie di Stato?

Piantedosi, che sa essere indubbiamente capriccioso, è capace di spiegare, con parole sue, la ratio che lo spinge a dire a una nave in mare, che soccorre in mezzo a onde alte tre metri, ti ordino di attraccare nel porto più lontano?

L’importante è come si dicono le cose. Magari risulterebbe convincente.

E la premier Giorgia Meloni?

Naturalmente non pervenuta.

Contenta per la chiusura del Leoncavallo, si tiene elegantemente alla larga dalla rogna di CasaPound, e Piantedosi tranquillizza i fascisti di casa nostra dichiarando: se fate i bravi vi tengo aperti.

Giuli e Buttafuoco annuiscono alla dichiarazione del ministro: la Destra sta finalmente vincendo la sua battaglia per l’egemonia e saluta con il saluto romano.

Era così facile. Era ora.

La rubrica di Saverio Lodato

Fonte: ANTIMAFIADuemila


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