Oggi è la Giornata Internazionale del Rifugiato e proprio in questi giorni ho firmato in Questura la richiesta di protezione di un ragazzo proveniente dal Mali di 15 anni e mezzo di cui sono da alcuni mesi il tutore.
Nella domanda di protezione viene chiesto al richiedente di raccontare la sua storia, cosa lo ha spinto a venire via dalla sua terra, il suo viaggio, il percorso che da quando è arrivato in Italia sta facendo..
Nel suo paese, il Mali, si può studiare solo se si è ricchi o si hanno buone disponibilità economiche. Nei suoi 13 anni trascorsi nella sua terra lui ha potuto studiare solo 1 anno.
Ha un sogno importante “il mio ragazzo”, quello di giocare a calcio. Anche giocare in una squadra nel suo paese è una prospettiva quasi impossibile…
Non si studia, non si gioca, se si è poveri non ci sono sogni da realizzare…
La fuga verso una terra che può offrire delle opportunità è l’unica strada per inseguire un sogno.
Allora, per un minuto smettiamo di ragionare con le frasi fatte che molta parte della “politica’ ci ripete ogni giorno, usciamo dai nostri blocchi mentali e immedesimiamoci in questo ragazzo…
13 anni, un sogno, e le catene di una terra che non dà prospettive, una famiglia povera…
Che fare?
Anche la sua famiglia è contraria alla sua partenza, ha paura perché è piccolo e il viaggio è di quelli che possono portarti anche alla morte…
Il “mio ragazzo” parte nel maggio del 2023; ha da poco compiuto 13 anni quando prende il suo zaino e insieme a un amico decide che quel sogno è più forte di tutto, anche della paura… e parte..
Lo fa di nascosto, senza dire niente a nessuno…
Non sarà un viaggio facile, vende tutto quello che ha per fare il viaggio che durerà 3 mesi, durante i quali fa i lavori più faticosi, viene picchiato, derubato, messo in prigione, torturato, soffre la fame e la sete, eppure quel sogno è più forte di ogni sopruso.
Dopo tutte queste traversie arriva al confine con la Tunisia. Manca un ultimo sforzo, tre giorni di cammino nella foresta per arrivare verso il mare a Sfax dove lavorerà per altri 2 mesi in un bar per mettere da parte i soldi che mancano per imbarcarsi per l’Italia.
Non sa nuotare, il “mio ragazzo”, ma non ha paura, e con l’incoscienza dei suoi neanche 14 anni sale su quel barcone per un viaggio che durerà tre giorni, con pochissima acqua da bere e qualche biscotto da mangiare…
È il 9 settembre del 2023 quando parte, alle 2 di notte, inseguendo il suo sogno…tre giorni dopo arriverà a Lampedusa…
Ho avuto la fortuna ieri mattina da suo tutore, di assistere al suo esame di terza media dove ha presentato come suo lavoro il suo sogno, il suo viaggio, la realtà che oggi vive…
Ha commosso i ragazzi, gli insegnanti, noi che lo abbiamo ascoltato la sua storia…
Ecco tutto cambia quando ci si mette in ascolto, perché in quel racconto ci immedesimiamo in chi lo racconta, ci mettiamo dalla sua parte e restiamo stupiti scoprendo il coraggio, la forza, la determinazione che un ragazzino di 13 anni ha per superare tutto quello che in quei mesi ha incontrato…
C’è una bellissima canzone di Niccolò Fabi dal titolo “io sono l’altro” che possiamo considerare un inno all’empatia, perché ci invita a riflettere sulle modalità attraverso cui guardiamo al mondo e al nostro prossimo, con particolare riguardo nei confronti di coloro che di solito ignoriamo, o rifiutiamo
Sono quello che spaventa
Sono quello che ti dorme nella stanza accanto.
Io sono l’altro
Puoi trovarmi nello specchio
La tua immagine riflessa, il contrario di te stesso.
Sono quello che hanno assunto quando ti hanno licenziato.
Quello che dorme sui cartoni alla stazione
Sono il nero sul barcone,
Quelli che vedi sono solo i miei vestiti
Adesso facci un giro e poi mi dici.
Oggi “il mio ragazzo” ha superato l’esame di terza media e si sta iscrivendo alle superiori, gioca a calcio in una bella squadra, ha compagni che gli vogliono bene, una comunità che lo accoglie, una domanda di protezione in corso, genitori che sente tutti i giorni felici nel sentirlo felice….
Un bel modo per ricordare la Giornata Internazionale del Rifugiato….
Chissà se il suo sogno di fare il calciatore si realizzerà, ma ha tutto ciò che serve per vivere una vita degna di questo nome…
Sono tanti i ragazzi come lui che migranti, rifugiati, fanno questo viaggio della speranza coltivando un loro sogno…
Ascoltiamoli, mettiamoci i loro vestiti e diamogli una mano…loro sono l’altro che abita dentro di noi, sono lo specchio che ci fa fare i conti con noi stessi, che ci permette di essere anche noi più veri e felici …
“Io sono l’altro” lo scopro negli occhi e nei sorrisi di lui e di questi ragazzi che mi permettono di essere una persona migliore…
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