Lo ha detto il primo cittadino di Milano durante la diretta a Rtl 102.5 nella mattinata di martedì 5 agosto.
“A Milano possono esserci state operazioni non corrette ma nella stragrande maggioranza le operazioni immobiliari che sono state fatte hanno un senso, anzi le rivendico”. Lo ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala, che è nella mattinata di martedì 5 agosto è intervenuto a Rtl 102.5 parlando delle inchieste sull’urbanistica, dove anche lui è indagato.
L’inchiesta partita da un palazzo costruita in un cortile
L’inchiesta è nata in seguito all’esposto in procura di alcuni residenti che si erano visti costruire nel cortile condominiale un palazzo di diversi piani vicinissimo ad altre case. “Si tratta di uno su 300 interventi a Milano – ha replicato il sindaco -, è stato certamente un errore, il resto è lì da vedere”.
“Il modello Milano è diventato il ‘sistema Milano’”
“Si è passati dal magnificare il modello Milano dicendo che era tutto perfetto, adesso è diventato il sistema Milano, queste cose non servono e non corrispondono a realtà – ha aggiunto ancora -. Chi fa per definizione sbaglia ma Milano rispetto a venti anni fa è migliorata, poi la giustizia farà il suo corso ma non possiamo buttare via tutto”.
“Milano ha fatto un percorso ed è l’unica città internazionale italiana – ha terminato -, anche con errori ma buttare via tutto mi pare sbagliato”.
Fonte: Milano Today
Inchiesta urbanistica Milano, Sala: “Provato ma vado avanti, parole Meloni mi hanno fatto piacere”
Il sindaco di Milano in radio: “Paura dei grattacieli? Io mi dissocio”.
“Sono un po’ provato, ovviamente non è piacevole la situazione. Ma alla fine la passione e la voglia di lavorare prevalgono, per cui andiamo avanti con intensità“. Lo ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala, intervistato su Rtl 102, in merito all’inchiesta sull’urbanistica che lo vede coinvolto.
Di essere indagato nell’inchiesta sull’urbanistica “l’ho saputo alle 10 di sera da una telefonata del direttore del Corriere della Sera che mi ha detto ‘domani scriviamo questa cosa’. È evidente che qualcuno lo aveva detto ai giornalisti”. “Però questa non è una situazione originale, capita sempre. È qualcosa che a mio avviso in un paese democratico non va assolutamente bene però lo si accetta. Per cui, al di là dell’amarezza, le cose stanno così”.
Le parole della premier Giorgia Meloni secondo cui non ci si dimette per un avviso di garanzia “sono parole corrette che mi hanno fatto piacere. Non possiamo essere legalitari a corrente alternata”.
“Nel mio caso il gip ha negato l’induzione, cioè che io abbia fatto pressione per fare approvare delle cose. Rimane l’accusa di aver firmato la nomina della Commissione paesaggio” ha aggiunto Sala. “Quando fai un bando pubblico una commissione del Comune, con dirigenti del Comune, sceglie in base a una valutazione tecnica i componenti e poi il sindaco firma. Ma cosa pensiamo che il sindaco si metta a fare un’analisi sua? Firma. La giustizia farà il suo corso ma io ho firmato una proposta fatta da una commissione che ci ha lavorato per mesi”, ha aggiunto Sala.
Sala: “A Milano paura dei grattacieli? Io mi dissocio”
“A Milano possono esserci state operazioni immobiliari non non corrente ma nella stragrande maggioranza dei casi hanno avuto un senso. Anzi le rivendico. Non mi nascondo dietro un dito. Se ci sono errori la colpa è mia, poi vediamo la forma della colpa”. Lo ha detto a Rtl 102.5 il sindaco di Milano, Beppe Sala.
“Io non invado lo spazio dei giudici ma che un giudice dia un giudizio politico mi pare bizzarro. Se tu costruisci in orizzontale consumi suolo, se costruisci in verticale ne consumi di meno. Se adesso ci è venuta di colpo la paura dei grattacieli io mi dissocio. Allora da Albertini in poi siamo stati tutti dei sindaci sbagliati”, ha detto Sala. I palazzi nei cortili? Si tratta di “uno su 300 interventi a Milano, è stato un errore, certamente. Però anche lì non possiamo fare di tutta l’erba un fascio, non possiamo buttare via tutto, il resto è da vedere”, ha concluso.
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Tancredi al gip: “Col senno di poi chat imbarazzanti”
Il pm: “Avete dato il comando ai privati”.
“Leggendo le carte (dell’inchiesta sull’urbanistica a Milano, ndr), le chat tra alcune persone, col senno di poi potrei dire: ‘Certo, forse avrei fatto meglio a non farlo‘. Sto ragionando anch’io molto su questo, col senno di poi forse lo snodo Marinoni poteva creare qualche imbarazzo. Ripeto però che in quella fase il conflitto di interessi era solo nel momento della presentazione di un progetto“. Così l’ex assessore alla Rigenerazione urbana di Milano, Giancarlo Tancredi, nel suo interrogatorio preventivo davanti al gip il 23 luglio.Tancredi, ora ai domiciliari in attesa di riesame, parla dei rapporti e delle accuse di concorso nelle false dichiarazioni e nella corruzione dell’ex presidente della commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, ritenuto a “libro paga” di alcuni costruttori e a cui il Comune aveva concesso il “patrocinio” per lo studio sulla rigenerazione urbana dei ‘Nodi e le Porte metropolitane’ che lo stesso proponeva agli sviluppatori privati.
“Ho prestato una fiducia nella buona fede di questa persona, non ero al corrente che già dietro, poi ho letto le carte ovviamente”, afferma spiegando però che quello di Marinoni era solo “uno studio urbanistico” preliminare, realizzato da un professionista noto nel settore e autore di “libri” e pubblicazioni con un’idea “visionaria”, ma “il conflitto di interessi” sarebbe nato solo “nel momento in cui questi progetti sarebbero stati sottoposti alla commissione del paesaggio e il soggetto che eventualmente avesse collaborato, non si dichiarasse in conflitto di interessi”, non prima.
“Questo era il conflitto di interesse a mia conoscenza nei regolamenti del Comune. Dopodiché io non sono un giurista…”, afferma il dirigente di Palazzo Marino lasciando la frase sospesa. Tancredi, assistito dall’avvocato Giovanni Brambilla Pisoni, ha detto con forza di aver “sempre agito nell’interesse pubblico” e di non aver “mai percepito né direttamente né indirettamente delle utilità personali”, accusa che per la verità non è mossa dai pubblici ministeri né dal gip che ne ha disposto l’arresto.
“Cercavo di capire se ci fossero delle criticità, soprattutto per progetti di interesse pubblico e soprattutto per situazioni di impasse che potevano avere delle ricadute anche molto critiche, anche sulle casse comunali” perché “fermarsi lì mesi e mesi su questioni estetiche, con tutto il rispetto, però può provocare dei problemi anche all’amministrazione comunale” ha detto ancora Tancredi, rispondendo a una serie di domande su quelle che la Procura di Milano contesta come “pressioni” sulla commissione per il paesaggio per far approvare alcuni progetti, come P39-Pirellino o Largo Treves.
L’ex assessore ai domiciliari ha fatto l’esempio della richiesta di risarcimento danni da 69 milioni di euro che Coima ha fatto al Comune sull’ex Pirellino, così come quando diceva nelle chat acquisite dalla guardia di finanza nel cellulare di Giuseppe Marinoni che su Largo Treves Palazzo Marino rischiava una “causa milionaria” dove aver venduto per 53 milioni di euro l’edificio pubblico in centro a Milano, scrivendo nel bando che sarebbe stato possibile abbatterlo. “Se noi non rispettiamo le scadenze per le Olimpiadi, è un problema enorme anche a livello nazionale, quindi cerchiamo di trovare delle soluzioni”, ha detto il 64enne facendo un esempio legato al parcheggio dell’arena di Santa Giulia per i giochi olimpici invernali di Milano-Cortina 2026. “In questo senso ho cercato sempre di lavorare, pensando che fosse nel perimetro del mio ruolo”, ha aggiunto.
Pm a Tancredi: “Avete consegnato il comando ai privati”
“Noi abbiamo impostato l’indagine come uno svuotamento delle funzioni amministrative e la consegna della consolle di comando ai privati che sostanzialmente erano gli interlocutori diretti con l’amministrazione pubblica, questa è l’accusa che le viene mossa come assessore”. Così il pubblico ministero di Milano, Paolo Filippini, si è rivolto all’ex assessore Giancarlo Tancredi durante l’interrogatorio preventivo del 23 luglio in uno scambio fra i due su cosa sia il “conflitto d’interessi” dentro la commissione che votava i progetti edilizi della città.
“Allora nel 2023, il conflitto di interessi di un membro della commissione del Paesaggio – afferma Tancredi – l’ho detto anche prima e non so cos’altro aggiungere, si verificava nel momento in cui alla presentazione di un progetto in commissione del paesaggio il soggetto non dichiarasse il suo conflitto e quindi non uscisse dalla commissione per non votare quel progetto. Questo era il conflitto di interesse”.
“Non abbiamo impostato l’indagine su questa visione così semplicistica”, ha risposto il pm che con i colleghi Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Tiziana Siciliano contesta le parcelle, anche da milioni di euro, pagate agli architetti della commissione anche non direttamente i progetti al vaglio in quella specifica seduta e altre per incarichi che vengono ritenuti fittizi.
“Quindi per lei il conflitto di interesse come pubblico amministratore e come assessore esiste solo se uno si vuole costruire la casa di cui lui è lo sviluppatore e l’imprenditore o il conflitto di interesse forse deflagra massimamente quando uno addirittura mette le mani sulla visione urbanistica della città e viene sponsorizzato dal Comune per farlo?” gli domanda con riferimento allo studio sui ‘Nodi e le Porte metropolitane’ di Giuseppe Marinoni, patrocinato dal Comune. “Ci sono norme dal 2012 in avanti di rango primario che vanno a incarnare i principi costituzionali” e “che il principio di interesse lo declinano a livello addirittura potenziale – conclude il pm -. Non che uno deve fare l’elenchino dei palazzi che vuole sviluppare, e quindi fatto, quello è al sicuro e poi può parare dell’assessore di come ribaltare la città”.
Fonte: LaPresse
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