Il patto di amicizia tra il Valdarno e la Piana di Gioia Tauro è il segno di una nuova e più matura conoscenza della realtà 

Patto valdarno e piana gioia tauro

 

Saranno giorni intensi ed emozionanti quelli che ci attendono per la firma del patto di amicizia tra 9 comuni del nostro Valdarno e i comuni calabresi di Polistena e Cinquefrondi.

Città costruite alle pendici dell’Aspromonte e che si protraggono poi verso il mare e il Porto di Gioia Tauro, nella terra dove la ‘ndrangheta ha compiuto la sua grande trasformazione da mafia territoriale e agricola a mafia imprenditoriale, dopo i rapimenti di centinaia di persone, la scelta di dedicarsi al traffico di stupefacenti, fino ad arrivare ad infiltrarsi nella nostra economia e nel mondo finanziario, rendendola meno visibile e sempre più forte.

Non è un caso se siamo arrivati a questo patto, perché la sensibilità di Sindaci e Amministrazioni che si sono impegnati in questo nostro cammino nasce dall’aver capito che occorre tenere qui gli occhi aperti, lavorare per costruire gli anticorpi che ci mancano per capire i segnali che le indagini, le inchieste, i processi che riguardano il Valdarno e la Toscana ci mettono davanti agli occhi e  i rischi che il mondo dell’impresa deve affrontare.

Perché l’indifferenza e la superficialità sono i nostri nemici e i maggiori alleati delle organizzazioni criminali.

Voglio ringraziare qui i comuni di Bucine, Castelfranco Piandiscò, Cavriglia, Figline Incisa Valdarno, Loro Ciuffenna, Reggello, Rignano sull’Arno, San Giovanni Valdarno, Terranuova Bracciolini che si sono messi in gioco, sono venuti a Polistena, hanno visto con i loro occhi come alcuni Sindaci, imprenditori, cooperative, associazioni, giovani, parrocchie resistono e reagiscono, decidendo  che era il momento di andare oltre e unirsi a loro nel contrasto alle mafie, nel segno dei valori scritti nella nostra Costituzione.

In questi tre giorni, da giovedì e sabato, ciascun cittadino valdarnese, spinto dal desiderio di fare qualcosa di utile per la propria terra, avrà la possibilità di capire cosa questo patto porta in sé di novità, di conoscere persone, ascoltare storie, vedere come una comunità cerca di resistere alla ‘ndrangheta e al tempo stesso costruire dentro di sé quegli anticorpi che anche dobbiamo avere, perché la realtà ci racconta di una terra e di una Regione dove la ‘ndrangheta è presente ed agisce.

Le mafie vengono respinte se nasce una coscienza nell’opinione pubblica che le riconosce, le rifiuta e le combatte.

Così questo patto ha lo sguardo rivolto soprattutto ai nostri e ai loro ragazzi, con la realizzazione di campi di Libera presso la cooperativa Valle del Marro dove i nostri giovani possono vivere un’esperienza di crescita sociale e civile, e con l’ospitalità dei ragazzi calabresi qui da noi per far conoscere la bellezza di tante esperienze di solidarietà della nostra terra.

È un patto che vuole aiutare la vita amministrativa dei comuni, per lo scambio di buone pratiche per evitare fenomeni di infiltrazione.

È un patto che vuole che le associazioni dei due territori si conoscano per condividere progetti.

È un patto che vuole coinvolgere le parrocchie e i gruppi giovanili, le scuole con gemellaggio tra istituti e incontri per una crescita Comune.

È un patto che vuole fare incontrare i mondi imprenditoriali, le associazioni di categoria perché si possa salvaguardare l’economia sana, sapendo espellere dal proprio interno quelle persone che inseguono l’illegalità.

È un patto nel segno di Peppino Impastato, aperto a tutte le persone che, innamorate della terra dove vivono, vogliono darsi da fare per renderla  ogni giorno più bella e libera.

E al tempo stesso dare una mano a una terra splendida come la Piana di Gioia Tauro per liberarla da chi la vuole povera, senza sviluppo, oppressa.

Tante cose ci unisco, due bellissime montagne (Aspromonte e Pratomagno), storie antichissime, la coltivazione dell’olio, una natura splendida; è bello sapere che ora ci unirà anche un patto basato sui valori della nostra Costituzione e sul desiderio di una lotta comune contro le mafie.

Per il nostro coordinamento è questo il punto di arrivo di un lungo cammino. Un segno di svolta anche per il futuro.

Penso a Sergio Serges, a Letizia Dei, a Nicola Mugnai, a Nicola Caruso, a Mauro Valeri, a Loris Auzzi, a Francesco Verniani, a Paolo Marziali, al loro lavoro quotidiano dentro Libera.

Penso alla rete costruita con  i rappresentanti di Cgil, Arci, Legambiente, ANPI, Conkarma, Materiali Sonori, il Tavolo per la Partecipazione di San Giovanni con i quali in questi anni abbiamo lavorato insieme su tanti fronti comuni.

Penso alla segreteria di Libera Toscana che ci ha sostenuto.

E il pensiero più forte è dedicato a Fulvio Turtulici, al suo lavoro costante per anni per informare su cosa stava accadendo nel territorio, con i suoi libri sulle trame criminali in Valdarno e in Toscana che hanno aiutato la società civile a capire cosa stava accadendo e a far maturare anche nelle amministrazioni comunali una presa di coscienza e una nuova sensibilità che ci ha condotto fino a qui.

Infine, lasciatemi dire che per me questo è un momento importante della mia esperienza e attività in Libera. Forse il più importante.

Libera prima di tutto agisce dentro di te, nella tua coscienza, ma lo fa insieme a un cammino che è anche di impegno civile.

Vedere nove comuni insieme perseguire questi obiettivi, per chi come me ha speso tuttala sua vita professionale nei comuni, sapendone la forte vicinanza con la vita reale delle persone, è motivo di orgoglio e anche di commozione.

Da anni si vive l’esperienza dei nostri giovani inviati ai campi di Libera con un forte contributo degli enti, ma questo patto oggi ci spinge oltre, in un qualcosa di nuovo aperto a tanti e diversi attori.

La speranza è che anche i comuni che oggi non partecipano al patto ne capiscano l’importanza e possano presto unirsi a noi.

Intanto invito tutti a partecipare ai vari incontri di questi giorni in tante città del nostro Valdarno.

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