Avete presente il cosiddetto “bugiardino”, il foglietto illustrativo contenuto nelle scatole dei medicinali che a tutto serve tranne a far capire i benefici del medicinale che avete in mano?
Un po’ come la nostra premier Giorgia Meloni, dalle cui parole i cittadini non capiranno mai gli esatti termini della questione di cui si sta discutendo. Mentre lei urla, si strappa i cappelli, grida allo scandalo di lesa maestà, garantisce che deve ancora nascere chi riuscirà a ricattarla. Un’autentica bugiardina, non c’è che dire. Vediamo.
Confonde i mafiosi in servizio, con i pentiti storici, da Buscetta a Brusca, che li hanno fatti condannare. Parla sempre a sproposito di Paolo Borsellino che, insieme a Giovanni Falcone, proprio grazie al pentitismo conseguirono risultati storici contro Cosa Nostra.
Confonde Franco Lo Voi, il procuratore di Roma, con una delle tante “toghe rosse” che ammorbano il Paese, costringendo la grande stampa, anche di destra, a dire che tutto ha un limite, e che tutto si può dire tranne che Lo Voi abbia mai indossato la “camicia rossa” durante la sua lunga carriera di magistrato iniziata in quel di Palermo negli anni lontani della lotta alla mafia.
Confonde l’avvocato Luigi Li Gotti, penalista d’eccellenza e di lungo corso, con un difensore di mafiosi, legato alla sinistra, amico stretto stretto di Romano Prodi, anche se Li Gotti precisa puntigliosamente che negli ultimi due decenni non si sono mai rivolti la parola; tacendo invece che proprio Li Gotti, per un quarto di secolo, aveva il cuore che batteva a destra. Tacendo che Li Gotti mosse i suoi primi passi politici in compagnia del Movimento Sociale, di Giorgio Almirante sino ad Alleanza Nazionale. Prima di passare con l’Italia dei valori.
Confonde un “atto dovuto” con un “atto voluto”, una semplice trasmissione di atti al Tribunale dei ministri con un infamante “avviso di garanzia” per sfregiare un governo al gran completo. Il suo.
Governo, ma questo è sottinteso, che sta facendo entrare l’Italia nell’età dell’oro, che sta coraggiosamente estirpando uno a uno come fossero denti cariati tutti i vizi italici, che sta scrivendo la Storia, ma costretto a fare i conti con la marmaglia giudiziaria che non ci sta e non vuole farsene una ragione.
Confonde anche la Corte di Giustizia internazionale con una ridotta di persecutori che vogliono disseminare di trappole la strada luminosa del governo più bello del mondo.
Fermiamoci un attimo.
Giorgia Meloni è una bugiarda di tre cotte?
Giorgia Meloni mente sapendo di mentire?
Giorgia Meloni pur di dar fiato ai video, nella sua perenne giornata della Vittima, si fida della manica sbilenca dei suoi collaboratori che le stilano report abborracciati e zeppi di errori in punta di fatto e di diritto? E dire che la causidica schierata che la supporta è fatta di nomi di prim’ordine: dal ministro Carlo Nordio al ministro Matteo Piantedosi al sottosegretario Alfredo Mantovano.
E quanto a loro.
Possibile che non si rendano conto che stanno involontariamente esponendo al ridicolo una delle premier più apprezzate nelle cancellerie di tutto il mondo?
Una che con un battito di ciglia chiude affari miliardari con Trump e con Musk, con l’Arabia Saudita e l’Albania? Con l’Africa che sognava Enrico Mattei, dalla Tunisia alla Libia, con i cinesi, la cui Cina sognavano Marco Polo e il gesuita Matteo Ricci?
E invece i suoi consiglieri la impantanano sempre nelle secche della giustizia dei ricchi e poveri, nella ragnatela ordita di balle sulla separazione delle carriere, eccetera eccetera.
Ad ogni modo, noi non sappiamo la ragione vera che ha spinto la Meloni a raccontar bugie sesquipedali sul caso del boia libico restituito a casa sua e ai suoi affetti più cari.
Un fatto resta: ma che razza di ragionamento è che il Boia andava spedito fuori dall’Italia per la sua alta pericolosità sociale? Se la Meloni ci teneva tanto a riservargli un trattamento di favore poteva pur sempre spedirlo in Albania.
Ora che i buoi sono scappati dalla stalla, non le resta che far fuoco e fiamme contro Prodi, contro Lo Voi, e l’avvocato “fascio-comunista” Li Gotti.
E scappare ancora una volta dal Parlamento, per spiegare come andarono davvero le cose. Questo va da sé.
Fonte: AntimafiaDuemila



