Gaza la vergogna è servita

Fuga da gaza

E noi affacciati alla finestra mentre il genocidio si compie. Più o meno sotto gli occhi di tutti. Più o meno cercando di capire quel che sentono nel profondo donne, bambini e uomini deportati verso un altrove anonimo con i camion carichi di brutti sentimenti.

Se non è genocidio ditelo voi cos’è! E penso agli anziani e a quelli resi non più autonomi nei movimenti dalle ferite incurate. Penso ai disabili che non possono né correre né sanno più piangere. Tutti con un lutto nell’anima. Se non è genocidio ditelo voi cos’è! La famiglia è stata decimata dall’orrore. Dall’orrore e dalla fame e dagli ospedali senza posti e medicine e senza anestesia.

Ora invece ci sarebbe bisogno di un’anestesia sociale e collettiva per non sentire quel dolore lancinante e profondo provocato dall’arroganza del potere, dalla violenza che precede addirittura il lancio della bomba. Se non è genocidio ditelo voi cos’è! Ora tutti in fila mentre il mondo continua a guardare senza protestare, muto, inerte.

È la vergogna servita all’ora di cena che indigna e fa pensare. Ma la seconda portata è l’analgesico, sedativo portato in tavola dagli interessi di parte e dal calcolo delle convenienze.

Nessuno potrà dire di non averne saputo anche se hanno tentato di far tacere tutte le voci e i taccuini e le foto dei servi della conoscenza. E la preghiera ora va di sponda da Dio ai potenti perché si lascino convertire, se non dalla politica e dalla giustizia, almeno dalla pietà.

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