Gaza è la morte anche di noi, chiusi nella nostra indifferenza…

Gaza bambine

Sono dovuti morire dei cristiani e colpire una Chiesa cattolica perché il nostro presidente del consiglio riuscisse a dire parole di distacco dal genocidio in corso a Gaza.

E non si comporta meglio la nostra Europa che qualche giorno fa ha respinto la richiesta di sospendere l’accordo di associazione con Israele.

L’accordo di associazione, che regola le relazioni commerciali e politiche tra UE e Israele, prevede una clausola sui diritti umani, la cui violazione dovrebbe portare a misure restrittive, come la sospensione parziale o totale dell’accordo.

Una scelta che vede l’UE sacrificare i propri valori e il diritto internazionale a favore di considerazioni politiche ed economiche.

Un comportamento diametralmente opposto a quello tenuto con la Russia, verso la quale si è arrivati alle diciottesime sanzioni economiche comminate da parte dell’unione europea verso l’autocrate Putin…

Ma l’Europa da un lato e il nostro governo dall’altro possono agire così timidamente con Israele perché l’opinione pubblica europea e noi cittadini italiani viviamo quanto accade a Gaza con rassegnazione, quasi ci sentissimo impotenti. Spesso indifferenti…

Quindi in qualche modo permettendo che ancora si possa protrarre nel tempo lo scempio di disumanità portato avanti da Nethanyau e dal suo governo di estrema destra.

Ancora c’è chi ha delle remore a chiamare con il suo vero nome quanto accade in quel lembo di terra della Palestina.

Ovvero un genocidio.

Il termine “genocidio” è stato coniato da Raphael Lemkin nel 1944 per descrivere le atrocità commesse dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare contro gli ebrei.

La Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, adottata dalle Nazioni Unite nel 1948, specifica che “il genocidio è un crimine internazionale caratterizzato da atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo protetto”.

Gli atti specifici includono:

Uccisione di membri del gruppo, lesioni gravi all’integrità fisica o mentale, sottoposizione a condizioni di vita che portano alla distruzione fisica, misure per impedire nascite, trasferimento forzato di bambini.

Secondo la relazione di Amnesty International perché si possa parlare di genocidio, oltre alla natura degli atti commessi, è necessario che ci sia anche l’intento criminale di distruggere un gruppo specifico.

Nella sua relazione su Gaza Amnesty International scrive:

“Durante le sue operazioni militari a Gaza, iniziate a seguito degli attacchi guidati da Hamas il 7 ottobre 2023, Israele ha adottato politiche e ha intrapreso azioni volte a causare danni irreparabili alla popolazione palestinese. Tra questi, bombardamenti incessanti che hanno ucciso e ferito decine di migliaia di persone e causato una distruzione senza precedenti, lo sfollamento forzato del 90 per cento della popolazione, il diniego e l’ostacolo alla fornitura di servizi essenziali, dell’assistenza umanitaria e di ulteriori beni necessari per salvare vite umane.

Ciò ha portato al collasso dei sistemi idrici, igienico-sanitari e di produzione alimentare.

Israele ha commesso atti vietati dalla Convenzione sul genocidio e lo ha fatto con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. Questi atti comprendono uccisioni, gravi danni fisici e mentali e la deliberata inflizione di condizioni di vita calcolate per causare la sua distruzione fisica”.

Le parole contano e servono ai cittadini per capire cosa sta accadendo.

Negli ultimi 50 anni sentenze di tribunali hanno individuato 5 casi di genocidio: in Cambogia a metà degli anni ’70, in Kurdistan contro i Curdi a metà degli anni ’80, a Srebrenica in Bosnia nel 1991, in Ruanda nel 1994, nel Darfur in Sudan in oltre 15 anni di guerra dal 2003 al 2020.

Anche se ancora non c’è una sentenza specifica su Israele e sulla Russia, ci sono mandati di arresto verso Nethanyau e Putin da parte della Corte Internazionale di Giustizia per crimini di guerra e nel caso di Gaza la gravità giornaliera di atti e comportamenti che si muovono come un vero e proprio genocidio.

Prendere consapevolezza di quanto accade è il primo passo per mettere in gioco anche la nostra coscienza e fare pressioni come opinione pubblica.

Siamo di fronte a un governo che tradisce i valori scritti nella nostra Carta Costituzionale e ad un’unione europea che tradisce l’essenza stessa da cui è nata.

E poi ci siamo noi cittadini, così timidi, chiusi in noi stessi, incapaci di mobilitarci, spettatori passivi di un mondo in pochi anni tornato indietro di secoli, disposti a vendere i nostri diritti, conquiste, in cambio di una parvenza di finta serenità chiusa dentro a confini più o meno dorati.

Mentre tutto intorno a noi crolla ci illudiamo che da questa voragine resti fuori il nostro cancello di casa, protetto dalle parole di politici che si sono venduti l’anima per un po’ di consenso…

Intanto a Gaza si muore per un sorso d’acqua e un pezzo di pane, si annientano bambini per impedire che domani possano ribellarsi all’inferno in cui vivono, si fanno muovere centinaia di migliaia di persone come in un labirinto e in un gioco alla roulette russa sperando anche oggi di schivare il colpo.

Ma le nostre aziende delle armi fanno soldi, la finanza investe in loro, i ricchi diventano sempre più ricchi mentre noi continuiamo a dormire, tristi, delusi, incapaci anche solo di aprire bocca, magari avendo i nostri soldi e risparmi investiti proprio in queste aziende o in banche che non si fanno remote a fare soldi sulla pelle dei più deboli…

Non ci rendiamo conto che stiamo morendo anche noi, non di una morte atroce, ma di una morte lenta che si chiama indifferenza.