Due campioni dell’antimafia, non parlate solo di appalti

Borsellino

Ricorre oggi il 33° anniversario della strage di via d’Amelio in cui furono uccisi Paolo Borsellino e la sua scorta. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due eroi moderni di epica grandezza, veri e propri giganti della storia non solo giudiziaria e non solo italiana.

Ora, sostenere che furono uccisi esclusivamente perché volevano occuparsi di “mafia e appalti” (tesi fin qui fideisticamente prediletta dalla maggioranza della Commissione parlamentare antimafia) è un po’ come farne dei funzionari onesti, solerti e capaci, ma ben al di sotto del livello loro riservato nei libri di storia.

Per intenderci, nella celebre scuola Fbi, a essere onorato ogni mattina al momento dell’alzabandiera è il busto di Giovanni Falcone nella sua completezza di eccezionale operatore contro il crimine organizzato nazionale e internazionale, non solo come un bravo funzionario statale.

Mentre non per caso Andrea Camilleri equipara l’omicidio dei due campioni dell’antimafia all’abbattimento delle Twin Towers di New York.

Se invece sosteniamo che Borsellino e forse anche Falcone sono stati uccisi esclusivamente perchè volevano occuparsi di “mafia e appalti”, finiamo per rimpicciolire, svalutare e retrocedere le loro figure.

Gli artefici di quell’indiscusso capolavoro investigativo giudiziario che è stato il maxi-processo a Cosa nostra (la dimostrazione pratica che la mafia non è invincibile, anzi; basta organizzarsi e volerlo perchè i successi arrivino) diventano – ripeto – bravi e solerti funzionari, professionisti delle gare regolari e dei conti in ordine, esperti di società, bilanci, offerte, gare, truffe e intrallazzi vari, ma senza il respiro delle eccezionali imprese universalmente celebrate quando si parla di Falcone e Borsellino, interpreti di primario livello del contrasto alle molteplici (non comprimibili) attività criminali della mafia.

Un saldo negativo per l’immagine dei due magistrati, per il nostro Paese e per i giovani che perdono un riferimento e un esempio quando non vogliano adagiarsi nell’indifferenza, nel disimpegno e nella rassegnazione, ma impegnarsi per il bene comune.

Un saldo negativo che poggia su un presupposto fragile, essendo da dimostrare la tesi che vorrebbe ricollegare via d’Amelio esclusivamente all’interessamento di Borsellino per “mafia e appalti”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano