In tanti ad accoglierlo. Anche noi di Articolo 21.
Questa mattina, verso mezzogiorno, dopo esser forzatamente imbarcato a Tel Aviv con volo notturno verso Creta e Francoforte, è arrivato a Venezia il volo di don Nandino Capovilla, prete di frontiera legato a Pax Christi, espulso ieri appena giunto in Israele, dove avrebbe dovuto vivere con mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia, e con un gruppo di laici il tradizionale “Pellegrinaggio di Giustizia”, esperienza di condivisione con i popoli di Israele e Palestina per porre le basi anche culturali di una pace possibile e duratura.
La motivazione dell’espulsione notificata all’interessato, che nella nottata è stato liberato e imbarcato sul primo volo per l’Europa, si poggia su “considerazioni di pubblica prevenzione e sicurezza nazionale, e di ordine pubblico”. Un provvedimento grave che non gli permetterà con facilità di tornare in quella terra.
Ieri sera aveva rassicurato gli amici con il seguente messaggio: “Sono libero! Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia. Tutto bene”. Poi ha postato un ulteriore messaggio avvertendo: “Dite a chiunque scriva, che basta una riga per dire che sto bene, mentre le altre vanno usate per chiedere sanzioni allo Stato che tra i suoi ‘errori’ bombarda moschee e chiese, mentre dei suoi ‘orrori’ si continua a fingere che siano solo esagerazioni. Non autorizzo nessun giornalista a intervistarmi sulle mie sette ore di detenzione, se non scrivono del popolo che da settant’anni è prigioniero sulla sua terra”.
Questa mattina ad accoglierlo a Tessera molti tra amici, parrocchiani, Scout, giornalisti e anche noi di Articolo 21. A casa sua a Marghera abbiamo raccolto le sue prime dichiarazioni nel breve video qui pubblicato.
Tra la solidarietà di molte personalità, anche del mondo ebraico, condividiamo la dichiarazione sui social di Elisabetta Tusset, attiva nel mondo del volontariato sociale, coordinatrice di progetti d’inclusione sociale, e autrice, insieme a don Capovilla, di numerosi testi sul conflitto israelo-palestinese: “Ci sarà sicurezza quando i popoli che abitano Israele e il Territorio palestinese occupato avranno gli stessi diritti, godranno entrambi della piena libertà di movimento, potranno aspirare ad una vita degna per tutte e tutti in quella terra. Temere chi chiama le cose con il loro nome, denuncia i soprusi, la barbarie, fino al genocidio incorso, fino a espellerlo rasenta l’assurdo. Grazie, Nandino, per essere rimasto attento e lucido sulle priorità da custodire anche quando, e pur per poche ore, sei stato privato del tuo diritto di incontrare chi è oppresso e chi ostinatamente cerca vie di convivenza possibile sotto lo stesso cielo”.
Fonte: Articolo 21



