“E’andata avanti nell’arco di un ventennio” la condotta illecita di Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl, condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo scrivono i giudici della terza sezione della corte d’appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, nella sentenza depositata ieri. Si è trattato – spiegano – di comportamenti “tutt’altro che episodici, oltre che estremamente gravi e profondamente lesivi di interessi di rilevanza costituzionale”. Dell’Utri è stato condannato in appello lo scorso 24 marzo, dopo l’annullamento della Corte di Cassazione con rinvio ad altra sezione d’appello. Dopo la condanna il pg Luigi Patronaggio aveva chiesto l’arresto per Dell’Utri per “pericolo di fuga”, negato dai giudici.
I giudici di appello ritengono provato il concorso esterno di Marcello Dell’Utri a Cosa nostra fino al 1992: “In tutto il periodo di tempo in oggetto (1974-1992) ha, con pervicacia, ritenuto di agire in sinergia con l’associazione e di rivolgersi a coloro che incarnavano l’anti Stato, al fine di mediare tra le esigenze dell’imprenditore milanese (Silvio Berlusconi, ndr) e gli interessi del sodalizio mafioso, con ciò consapevolmente rafforzando il potere criminale dell’associazione”.
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