Il Consiglio d’Europa è un’istituzione sovranazionale fondata (anche dall’Italia) nel 1948 per bandire la guerra dal continente e proteggere i diritti dell’uomo. L’idea fu di Churchill che pensava che pace e diritti umani vanno di pari passo. Poi lui stesso volse l’attenzione alla c.d. “cortina di ferro” e predicò diversamente.
Spesso gli organi di stampa lo confondono con l’UE ma al CdE aderiscono 46 Paesi. L’organo giudiziario è la Corte europea dei diritti, cui tutti i cittadini possono ricorrere se ritengono che in patria sia stato violato un loro diritto. Poi v’è un organo rappresentativo, composto da delegazioni dei Parlamenti, e diverse altre articolazioni dedicate a tematiche specifiche.
La Corte europea dei diritti non emana sempre sentenze condivisibili. Spesso non coglie le peculiarità dei singoli ordinamenti nazionali e, senza una visione al contempo accurata e ben ponderata, finisce per essere rigorosissima – per esempio – sulla legislazione antimafia italiana, mentre fa passare alla Turchia e all’Ungheria violazioni grossolane. Le critiche al Consiglio d’Europa si possono fare, dunque, come a qualunque organo, nazionale e internazionale.
La mozione parlamentare di Fratelli d’Italia sul report annuale del comitato del CdE contro il razzismo e l’intolleranza è, invece, una mossa eversiva di sapore cileno. Il report si limita a esortare il Governo italiano a tenere alta la guardia su possibili atteggiamenti razzisti e discriminatori di taluni settori del comparto sicurezza.
Apriti cielo: dalla Meloni in giù bordate contro il CdE perché guai a criticare le forze dell’ordine. Particolarmente impressionanti per gravità sono state le parole proferite alla Camera il 10 giugno dall’on. Montaruli (condannata per peculato in via definitiva): ella non ha detto che polizia e carabinieri devono essere sostenuti e difesi perché tutori della legalità e della sicurezza dei cittadini ma ha detto “noi staremo sempre dalla parte delle divise”.
In sostanza, Fratelli d’Italia si erge a protezione di quanti vestono la divisa, a prescindere se essi rispettino Costituzione e leggi dello Stato. Insomma, siamo messi così: un governo pieno di condannati (Montaruli e Delmastro) e indagati (Santanchè), nomina un esponente delle forze dell’ordine (Filippo Ferri) condannato per i fatti di Genova 2001 a questore di Monza. La legittima e scrupolosa ricerca di questo organismo internazionale ha quindi colto nel segno.
Fonte: Il Fatto Quotidiano



