In previsione dello sciopero proclamato per venerdì 28 novembre 2025 per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico, la Fnsi ha chiesto, attraverso i Cdr, alle testate giornalistiche, cartacee e online, alle agenzie di stampa e alle emittenti radiotelevisive pubbliche e private di pubblicare sull’edizione di domenica 16 novembre o di leggere, sempre domenica 16, il comunicato sindacale (ex articolo 34 del Cnlg) riportato anche di seguito:
COMUNICATO SINDACALE
Il giornalismo è presidio fondamentale per la vita democratica del nostro Paese, ma la qualità dell’informazione si sta deteriorando.
Gli editori non hanno colto le opportunità nei ricavi della trasformazione digitale del settore e davanti alla crisi dei media tradizionali hanno preferito tagliare il costo del lavoro.
La riduzione degli organici delle redazioni e delle retribuzioni dei giornalisti attraverso licenziamenti, ripetuti stati di crisi con le casse integrazioni e migliaia di prepensionamenti, la paralisi contrattuale hanno inaridito l’offerta di notizie con ricadute negative sul pluralismo e sul diritto dei cittadini a essere informati.
Per queste ragioni i giornalisti hanno proclamato lo sciopero nazionale per il 28 novembre per protestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro Fnsi-Fieg, scaduto da oltre dieci anni.
Ritengono che per lo sviluppo dell’informazione sia necessario un nuovo accordo con gli editori che tenga conto della perdita del potere d’acquisto degli stipendi eroso dall’inflazione, che favorisca l’ingresso nelle redazioni di giovani, che garantisca diritti e retribuzioni adeguate alle migliaia di collaboratori e corrispondenti – per lo più precari – che tutti i giorni raccontano quanto accade nelle nostre città.
Il nuovo contratto non deve lasciare indietro nessuno, tutelando i diritti acquisiti, contemplando nuove figure professionali e occupandosi di intelligenza artificiale e di equo compenso per la cessione dei contenuti sul web.
Lo sciopero, che sarà preceduto il giorno prima, 27 novembre, da una manifestazione di piazza a Roma, non ha motivazioni politiche, ma vuole ribadire che un’informazione di qualità è possibile solo con giornalisti professionali liberi tutelati, come tutti i lavoratori del nostro Paese, nei loro diritti e nelle retribuzioni adeguate dal rinnovo del contratto di lavoro.
A questo link le pubblicazioni del comunicato Fnsi sui quotidiani.
Pubblicare un comunicato sindacale non è una scelta dei direttori, ma un obbligo contrattuale
In queste ore la Federazione nazionale della Stampa italiana sta chiedendo, attraverso i Cdr, alle testate giornalistiche, cartacee e online, alle agenzie di stampa e alle emittenti radiotelevisive pubbliche e private di pubblicare sull’edizione di domenica 16 novembre o di leggere, sempre domenica 16, un comunicato sindacale ex articolo 34 del Contratto. È una richiesta cortese, ma non per questo meno perentoria.
L’articolo 34, che regola l’attività dei Cdr, ha un apposito capitolo sulla pubblicazione dei comunicati sindacali. I Cdr possono chiedere la pubblicazione 3 ore prima della chiusura ai direttori o a chi li sostituisce. L’eventuale dissenso sull’opportunità della pubblicazione sarà risolto dal rappresentante statutario dell’Associazione regionale di Stampa competente e, per le agenzie di stampa, dalla Fnsi.
Tra i tanti poteri del direttore non c’è quello di impedire la pubblicazione di comunicati che siano di lunghezza contenuta – come quello in questione – e sui problemi sindacali. Il controllo del direttore del giornale, sul contenuto di questi comunicati, deve limitarsi agli aspetti che investono la sua responsabilità davanti alla legge.
Detto ciò, la Fnsi non esiterà a chiamare in giudizio per attività antisindacale chiunque impedisca la pubblicazione dei comunicati, sia per la violazione dell’articolo 34 del Cnlg, sia per la violazione dello Statuto dei lavoratori.
«La dignità del giornalismo e della nostra professione passa anche dalla nostra capacità di tutelare i nostri diritti e la nostra agibilità sindacale», spiega Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
Fnsi: «I giornalisti hanno dimostrato responsabilità, la Fieg non ci usi come un bancomat»
Gli editori chiedono ai giornalisti responsabilità. Responsabili lo siamo da dieci anni: tanto è durata la fuga degli editori dai tavoli contrattuali. E da tanto, infatti, è scaduto il contratto senza che noi portassimo la protesta in piazza.
Siamo stati talmente responsabili che al tavolo del contratto abbiamo proposto alla delegazione della Fieg di presentare insieme al governo una piattaforma comune per la riforma e il sostegno del settore che contenesse iniziative comuni come il ‘bonus informazione’. Un bonus per poter permettere ai cittadini di usufruire di una buona informazione in un’epoca di fake news. Un bonus per far tornare i ricavi nelle aziende. Questa proposta non solo non è stata presa in considerazione, ma è stata accolta con fastidio.
Le proposte della Fieg? Solo tagli sul costo del lavoro futuro e presente. Condannando la categoria dei giornalisti a pensioni da fame e indebolendo il loro welfare.
Agli editori interessano soldi per alleggerire il costo del lavoro con i prepensionamenti e sostituire i giornalisti oggi al lavoro con giovani senza diritti, pagati una miseria, e con pensionati. Chiedono poi soldi a fondo perduto, sovvenzioni certe ogni anno per le copie vendute e la distribuzione, ma senza dare nulla in cambio. Tutto questo a discapito della qualità dell’informazione.
Alla Fnsi interessa un’informazione correttamente sostenuta che possa continuare a svolgere con autorevolezza il suo ruolo di bilanciamento democratico del Paese.
Quelli che chiedono responsabilità ai giornalisti sono gli stessi editori che hanno massacrato il nostro istituto previdenziale, l’Inpgi, con stati di crisi ripetuti, anche quando i bilanci erano floridi, ricattando le redazioni con i licenziamenti collettivi. Dal 2011 ad oggi siamo passati da 19mila giornalisti dipendenti ai 13mila attuali: circa il 30% dei posti di lavoro in meno tenendo conto delle assunzioni dovute per legge.
Quanto agli scatti in percentuale si ricorda alla Fieg qui, esattamente come è stato fatto al tavolo, che rappresentano la tutela dell’autonomia professionale di chi, per una ragione o per l’altra, viene penalizzato nei percorsi di carriera da editori e direttori.
E a proposito di responsabilità: è responsabile pagare i collaboratori 2-5 euro a pezzo? È responsabile non voler affrontare i temi dell’innovazione tecnologica dell’IA e delle grandi piattaforme? È responsabile il modello di giornali fatti da precari e pensionati per risparmiare sul costo del lavoro? E, ancora, trovata la gabola di una legge di 35 anni fa sulla ricongiunzione contributiva, è responsabile incentivare i colleghi purché escano prima dalle redazioni?
Gli editori la smettano di usare la categoria come un bancomat.



