Chiedi cos’era il Gre-No-Li. Tanti rimpianti per un calcio che non distruggeva San Siro

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Ma ancora non l’avete capito? Nordhal non c’era, proprio non c’era…

Almeno a Ferragosto diciamolo: non se ne può più di questi giornalisti o scrittori a cui piace, per le più varie ragioni, trasformarsi in esperti di storia del calcio. E che appena dici “Pelé” scrivono o raccontano dei mondiali di Svezia del ’58 in cui il campione diciassettenne mostrò le sue meraviglie al mondo per la prima volta.

Per poi aggiungere che nella finalissima, vinta dal Brasile, la Svezia schierò il famoso trio d’attacco già milanista Gre-No-Li, ovvero Gren, Nordhal, Liedholm. Eh no carino, se fai l’esperto le cose poi le devi sapere. In Svezia il centravanti era Simonsson. Che segnò pure il secondo gol svedese. Nordhal si era praticamente ritirato dal calcio, dopo un breve passaggio dalla Roma (dove nell’ultimo anno, il ’58 appunto, segnò in tutto due gol).

Quindi per la prossima volta scolpisciti questo nome nella mente: Si-mons-son. Giocò anche nel Real Madrid. E non dir più corbellerie…

Fatto sta che alla terza volta che l’ho trovato scritto mi è venuta di getto la voglia di fare un po’ di storia del calcio con un gruppo di amici affidabili.

Tutti ospiti in Maremma di una famiglia che nella storia del calcio ci sta di diritto. Tutti interisti, intenti a ripescare episodi, a rivelare segreti, ad arrabbiarsi ancora per le corruzioni subite (dall’esterno e dall’interno, sia ben chiaro), a ridere delle bufale inflitte alla gloriosa storia nerazzurra sia da procuratori da “Soliti ignoti” sia da procuratori planetari. Divertentissimo, giuro, ma quale bagno al mare…

I “ti ricordi” fioccavano, un nome dopo l’altro. Un universo baluginante di visi, emozioni, risultati -con controlli al cellulare-, momenti storici, emozioni. Al punto che quando si è parlato dell’Inter di Herrera ci siamo messi a ripetere tutte le formazioni, e da quella del primo anno (il 1960) è schizzato con entusiasmo un nome: Morbello.

Dovete infatti sapere che il calcio milanese ha avuto due Egidi. L’Egidio Calloni milanista, oggetto di affettuose risate per i pasticci in area; e l’Egidio Morbello di una dozzina d’anni prima, simpatica aletta da contropiede dell’Inter del Mago. Uno del gruppo ha detto “io lo conosco, ha quasi 88 anni”, ed è stata subito una corsa.

L’abbiamo cercato, e abbiamo preso appuntamento con lui per godercelo una sera a cena a Milano (e voi che pensavate che in Maremma d’agosto si parlasse di feste e di potere…).

Ci siamo poi goduti religiosamente il libro sulle maglie dell’Inter, dagli inizi del Novecento a oggi, splendidamente costruito da Leo Picchi (ma in copertina il nome non c’è), figlio del grande Armando, il famoso Capitano mio Capitano, copyright del sottoscritto.

E a tal punto siamo stati presi dai fuochi d’artificio dei ricordi da organizzare lì per lì un seminario su Washington Cacciavillani. Davvero non sapete chi fu Washington Cacciavillani? Ma come, fece parte di un gruppo di assi sudamericani portati all’Inter nel dopoguerra sulla base di progetti tipo “acquisto della fontana di Trevi”. Asso di colore, giocò forse una-due partite, poi si accomodò al Siracusa, dove si trovò benino.

Prima di lui ne era arrivato uno che a Milano moriva di freddo e giocava col basco, e una volta si fermò a raccoglierlo da terra mentre era in fuga verso la porta avversaria. Roba antidiluviana? Ma no, la serie strepitosa di bidoni e mezzi bidoni si è meravigliosamente allungata fino ai tempi nostri. Sempre qualcuno fidato a ciucciarsi dei soldi.

E infine l’Inzaghi che dice ai suoi giocatori prima della finale di Champions che se ne sta andando in Arabia. Risultato 5-0.

Che altro fare se non ridere, fantasticare, mandare a quel paese chi ha avuto l’ideona di tirar giù San Siro, prendere appuntamento con Morbello e sognare il bambino di Borges, quello che tirando pedate a una lattina per strada fa ricominciare il gioco del calcio? Arriva presto, caro bambino.

Fonte: Il Fatto Quotidiano, 18/08/2025