Quattro immobili, un prestigioso stabilimento balneare, tre società di servizi di pompe funebri, una società immobiliare e un’impresa operante nel settore ittico. Inoltre un autolavaggio, un punto scommesse, automezzi e rapporti finanziari. Totale 12 milioni di euro. E’ questo il rendiconto dei sequestri realizzati oggi dal Centro operativo della Dia etnea su disposizione del Tribunale di Catania. Nel mirino dell’intelligence antimafia soggetti ritenuti riconducibili alla famiglia D’Emanuele, a capo del gruppo di Castello Ursino per conto del clan Santapaola, ancora egemone in città.
I sequestri realizzati oggi fanno seguito ad una lunga serie di attività di monitoraggio e di indagine condotte dalla Dia Etnea. Già nell’aprile del 2011 e nel maggio del 2012 importanti sequestri sono stati realizzati a carico di figure riconducibili ai D’Emanuele. Nel maggio del 2010, inoltre, nel corso dell’operazione Cherubino, coordinata dalla Dda etnea, sono scattate le manette nei confronti di alcuni esponenti del clan, «Il cui capostipite Natale – si legge nel comunicato diramato dalla Dia – “uomo d’onore”, già colpito dall’ordinanza unitamente ai figli Antonino ed Andrea, è considerato reggente del “gruppo di Castello Ursino” per il clan SANTAPAOLA».
Ad insospettire gli inquirenti, e a spingerli a fare indagini approfondite, la disparità tra quanto dichiarato dai vari soggetti e quanto realmente posseduto. «Le investigazioni di carattere patrimoniale – scrive la Dia – hanno evidenziato palesi profili sperequativi tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto, tali da fondare la presunzione, accolta dal Tribunale di Catania, di un’illecita acquisizione patrimoniale derivante dalle attività delittuose connesse all’organico e prolungato inserimento degli indagati nell’ambito del clan mafioso SANTAPAOLA».
Di capitali, infatti, il clan ne dispone tanti. L’intelligence antimafia parla di “ingenti capitali” investiti in svari settori del tessuto economico catanese: sale scommesse, imprese di pompe funebri, attività ittiche, fino ad un prestigioso stabilimento balneare nella Plaja, la spiaggia di Catania. Quest’ultimo, era già di proprietà dei D’Emanuele. Scrive la Dia che: «Sono emersi gli investimenti confluiti nella ristrutturazione di un prestigioso stabilimento balneare, denominato “Lido Romina” ed ubicato alla Playa di Catania che – sequestrato al D’EMANUELE Natale nel 1994, a seguito di Misura di Prevenzione Patrimoniale e dissequestrato nel 2002 – è stato fittiziamente ceduto a soggetti compiacenti, che ne hanno modificato la denominazione in “SOBHA”. Con l’apporto economico finanziato dai D’EMANUELE lo stabilimento, elegantemente ristrutturato, è diventato punto di riferimento per la movida estiva catanese».
Una nuova operazione, quella di oggi, che evidenzia ancora una volta come l’intuizione di svolgere indagini patrimoniali è vincente. Follow the money, segui i soldi, era la strategia portata avanti da Giovanni Falcone con il pool antimafia palermitano. Oggi una strategia assodata.
I sequestri di oggi, conclude la nota della Dia: «Hanno consentito di colpire al cuore l’organizzazione mafiosa proprio laddove essa è più sensibile: nell’arricchimento economico realizzato con il reimpiego di capitali di illecita provenienza, affiancato all’illecita concorrenza nel mercato, il vero “core business” della mafia.»



