Brutto Nobel per la Pace: quello mancato e quello deciso

Machado

La guerra del narcotraffico nel Mar dei Caraibi? L’ha iniziata Nicolas Maduro. Parola di Maria Corina Machado, fresca di Nobel per la Pace. Machado ha aggiunto che è Maduro e non Trump che ha creato ‘un conflitto internazionale’ nel mare dei Caraibi. Peggio, «Hamas e Hezbollah operano in Venezuela». E Nobel torna ad essere l’inventore della dinamite.

Nobel per la pace in guerra contro Maduro

Per Maria Corina Machado, dunque, è il Venezuela ad essere in guerra contro la comunità internazionale, e non la flotta aereo navale degli Stati Uniti esibita nel mare dei Caraibi. Di fatto, una sollecitazione neanche troppo velata sulla possibilità che gli Usa intervengano espandendo sul suolo venezuelano la campagna di bombardamenti avviata contro i cartelli come ‘Tren de Aragua’ nell’area caraibica, denuncia Andrea Muratore su InsideOver. Per essere ancora più chiara, Maria Corina, sposa completamente la narrazione sul suo Paese fatta dall’amministrazione americana di Donald Trump, che individua come bersaglio legittimo nel regime socialista di Caracas ritenendolo «non un governo degno di tal nome ma una struttura criminale, una commissione mafiosa avente a capo il ‘padrino’ Nicolas Maduro». Non l’ennesimo intervento militare statunitense nel Sud America ‘giardino di casa’. Con un Nobel che torna sempre più alla sua origine, nel nome di Alfred Bernhard Nobel l’inventore della dinamite e fondatore del premio per farsi perdonare.

Hezbollah e Hamas in Venezuela?

Per Maria Cristina Machado la denuncia politica non conosce confini di verosimiglianza. Poco importa, pur che siano in linea con l’obiettivo da colpire. Ed ecco che i legami internazionali del Venezuela di Maduro sono provati della rete criminale del narcotraffico che inquina gran parte dell’America del Sud. Totò Riina che fa diventare mafioso il sindaco di Palermo per riflesso per tenerci bassi negli esempi. L’aspirante leader di Caracas, che vive in clandestinità – molto probabilmente ospite dell’ambasciata Statunitense di Caracas -, va oltre il narcotraffico e insinua sospetti di terrorismo. «Il Venezuela è stato trasformato in un porto sicuro per tutte le attività criminali del mondo: dai ribelli colombiani ai narcotrafficanti, dai trafficanti d’oro che distruggono le comunità indigene agli sfruttatori della prostituzione». E ovviamente Hamas e Hezbollah. Nessun cattivo del mondo sembra essere escluso. Se vi viene in mente qualcos’altro, segnalatecelo.

Tra ‘sparate’ e serietà d’accuse

Su Hezbollah non emergono sostanziali novità rispetto al noto: le milizie sciite libanesi filo-iraniane hanno un legame politico storico con Caracas dalla presidenza di Hugo Chavez e al suo avvicinamento a Teheran. Da allora e nonostante molte ‘insistenze’ politico giornalistiche di ordine occidentali, non c’è prova, però, che Hezbollah abbia mai portato asset militari, armi o unità operative: «il legame è politico-economico e ad oggi dire che ‘Hezbollah opera in Venezuela’ non significa parlare di presunte minacce militari come Machado sembra intendere», ribadisce con forza Andrea Muratore. Su Hamas meno che peggio. Nessun ‘report’, neppure di terza mano, a sostegno di un legame strutturale. Il Venezuela riconosce la Palestina come Stato dal 2009, e non ha certo strumenti politici o militari per poter sostenere i miliziani di Gaza, che non potrebbero godere nemmeno del sostegno che Hezbollah ottiene in una fetta del regime per la presenza al suo interno di molti esponenti della florida comunità libanese-venezuelana. Nessun rapporto di centri studi e analisti ha mai parlato di una presenza di Hamas in Venezuela degna di questo nome.

Machado l’occidentalista e la sfida Usa-Venezuela

Sostanza accusatoria inconsistente, ma capo d’accusa pesante, e messaggio politico chiero, a cercare di giustificare una guerra. La Nobel Machado vuole presentare Maduro come il portavoce di una serie di minacce all’Occidente collettivo provenienti da ogni direzione. Mancano per ora ancora l’ex Isis, ma forze c’eravamo distratti noi. La conferma di questa sua adesione al ‘neo trumpismo latino americano’, nella sua recente conversazione col primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, di cui – altro elemento caratterizzante -, è grande sostenitrice, e ne ha dato prova parlando a Bloomberg della necessità di evitare che il Venezuela «sia un porto sicuro per l’operatività di ‘agenti russi e iraniani’». Ma da vera leader fatta planetaria del premio scandinavo, «la fase attuale la soddisfa (Trump), dopo che “per anni abbiamo chiesto al mondo di capire l’ampiezza della minaccia e della devastazione che il regime di Maduro rappresentava per il mondo». Una vera democratica.

Pace o guerra signora Nobel?

Il giudizio sugli attacchi alle imbarcazioni di narcos e/o pescatori? ‘Sostanzialmente positivo’ per Machado, che tiene a ricordare che «abbiamo chiesto per anni alla comunità internazionale di tagliare le fonti di sostentamento al regime di Maduro e finalmente ciò sta avvenendo». Ed è pronto anche l’atto d’accusa, anzi, la sentenza di condanna, più severa di quella della corte internazionale contro Putin e Netanyahu per Ucraina e Gaza: «I crimini contro l’umanità di Maduro devono essere fermati», ha sentenziato. «Reazione internazionale contro quella che non è una dittatura, ma una struttura narco-terrorista, che ha sfruttato le istituzioni e le risorse venezuelane a favore di un cartello criminale». Sulla guerra ai narcos nei caraibi, Machado rifiuta la critica delle Nazioni Unite, che hanno definito ‘extragiudizali’ gli omicidi compiuti dagli Stati Uniti colpendo le barche. E qui scatta la confusione tra morti buoni e morti cattivi. Per Machado è importante ‘salvare vite’ ma… «Maduro era stato avvertito su cosa non doveva fare. Queste morti sono responsabilità di Maduro e del cartello della droga che è al potere in Venezuela, sono loro che devono fermare le operazioni per evitare altri morti». La colpa è dei morti e non di chi spara.

Cortocircuito sullo stesso premio

Maduro è illegittimo, dice, Maria Corina Machado, ma la prospettiva di rimuoverlo giustifica delle operazioni oltre il diritto internazionale, come gli attacchi ordinati da Trump nei Caraibi, denunciate dall’Onu. Anche le Nazioni Unite complici di Maduro? Necessario dire che la dittatura venezuelana potrebbe, senza rischio di smentita, ribaltare in maniera simmetrica, le accuse sulla ‘pasionaria venezuelana’. «La cui ambizione di potere sembra, dopo la ribalta internazionale data dal Nobel, superare l’attenzione al suo stesso popolo per cui dice di combattere».

Fonte: Remocontro


https://liberatestardi.websitefortest.uk/2025/11/01/usa-venezuela-rischio-guerra-ancora-il-giardino-di-casa/

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