Bavaglio all’Ora, Gentile attacca ma tutti gli dicono: vai via

Calabria ora 621 x
Durissima nota del neo sottosegretario contro l’Ora della Calabria, con riferimenti a Piero Citrigno e Alessandro Bozzo, dopo che tutti i grandi quotidiani nazionali hanno chiesto a Renzi la sua rimozione. Non si fa attendere la replica del direttore Regolo e del Cdr che annuncia querela// www.scirocconews.it Sono scesi in campo i big dell’informazione per chiedere a Renzi di mettere da parte il neo sottosegretario Antonio Gentile per il caso Ora della Calabria. Da Ezio Mauro a Ferruccio De Bortoli, da Roberto Napoletano a Enrico Mentana, per non parlare di Massimo Gramellini e Marco Travaglio, il giudizio è unanime: nomina inopportuna dopo quanto è accaduto, con la telefonata dello stampatore (nonché presidente di Fincalabra) Umberto De Rose e il blocco della rotativa, che ha impedito l’uscita del giornale con in prima pagina la notizia dell’inchiesta sul figlio di Gentile (questo il link alla puntuale ricostruzione del Corriere della Calabria). Di quella telefonata, che tutti possono ascoltare sul sito dell’Ora della Calabria, si è detto molto. De Rose, chiedendo la rimozione della notizia, assicurava l’editore Alfredo Citrigno che la notizia non sarebbe uscita sugli altri quotidiani. Ora Gentile reagisce con una nota durissima in cui attacca l’Ora della Calabria, l’ex editore Piero Citrigno (l’attuale editore, Alfredo, è il figlio). Immediata la risposta del direttore Luciano Regolo e del Cdr dell’Ora.

Questa la nota di Antonio Gentile

La macchina del fango partita dalla mia regione ha contaminato anche i grandi giornali. Credo alla loro buonafede e per questo, ritengo doveroso fare chiarezza sulle ingiuste e infamanti accuse di cui sono vittima da 10 giorni. Sono trasparente e con me lo è la mia famiglia. Mio figlio, che è un brillante penalista, è stato messo alla gogna sulla base di un niente e io, addirittura, sono stato accusato di avere bloccato l’uscita di un quotidiano che non leggo e che è espressione della corruttela più truce. Non ho mai chiesto a nessuno di bloccare notizie su presunte indagini che riguarderebbero mio figlio e di cui lo stesso non è a conoscenza, querelando, ho sottolineato la mia totale estraneità alla vicenda della mancata uscita della velina su mio figlio che, peraltro, era già stata ampiamente pubblicata lo stesso giorno dall’Ora di Calabria che poi oscurò (!) incredibilmente la pagina come io ho riportato nella querela medesima. Inoltre, la stessa notizia figurava su Il Corriere della Calabria che è un settimanale cartaceo con edizione online, con evidenza massima. 

 

Occorre poi sottolineare che la notizia (calunniosa) del coinvolgimento di mio figlio a un’inchiesta è stata riportata su Gazzetta del Sud del 19 febbraio (con locandine annesse) che è, come noto, il giornale storico della Calabria e quello più letto e diffuso. Tale notizia compariva sia nella prima pagine che in quelle regionali. L’Ora di Calabria, prima Calabria Ora e poi testato da Paese Sera, è fallito due volte. Il suo editore, Piero Citrigno, è un signore condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione per usura, condanna che sta scontando ai domiciliari, è indagato per altri presunti gravissimi fatti di speculazione, per estorsione ed è oggetto di una confisca di 100 milioni di euro da parte della DDA che ha riguardato anche i beni di suo figlio Alfredo, attuale editore de L’Ora di Calabria. Con questi personaggi non ho rapporti, come testimoniano le pagine intrise di veleno delle testate che lo pseudoeditore accompagna al fallimento e che chiunque può consultare nelle biblioteche.

Sono almeno cinque anni che sono oggetto delle sue intimidazioni, da quando trascinai il centrodestra alla vittoria di Scopelliti. Anche in questo caso ho prodotto querele che hanno determinato rinvii a giudizio per diffamazioni varie che i giornali, purtroppo, non riportano.

Questo “signore”, lo sappiano i direttori dei grandi quotidiani, la Fnsi, l’Ordine e l’Inpgi, è stato rinviato a giudizio per violenza privata nei confronti del povero Alessandro Bozzo, un giornalista che si è tolto la vita dopo che lo stesso Citrigno lo aveva obbligato, secondo la Procura della Repubblica di Cosenza, a firmare un contratto capestro di 800 euro mensili, nonostante fosse redattore ordinario.

I giornalisti che lavorano con Luciano Regolo percepiscono 5-600 euro mensili, i loro contributi non vengono pagati, il loro futuro è purtroppo opacizzato. Sono questi i miei detrattori. Gli stessi che rappresenterebbero la libertà di stampa addirittura per il Corriere, per Repubblica, per il Sole 24 Ore, per il Giornale. Per un quotidiano diretto dal figlio di un eroe, ucciso barbaramente da chi, sulle colonne di Repubblica, si erge ad intellettuale nonostante sia stato condannato a 22 anni di carcere.

La risposta del direttore Luciano Regolo

Se lo scopo della dichiarazione di Tonino Gentile è quella di intimorire o ridurre al silenzio me e tutta la redazione dell’Ora, sappia il Senatore, che è destinato a fallire. Ho letto con molta attenzione quanto sostiene, ma piuttosto che fornire una spiegazione del fosco accaduto che ho denunciato preferisce sparare fango sul padre dell’editore dell’Ora della Calabria per confondere le acque. Le vicende giudiziarie che riguardano il signor Piero Citrigno e di cui, per altro la nostra testata ha dato puntuale informazione, non hanno nulla a che vedere con la mancata andata in stampa del giornale, né con l’inquietante telefonata di Umberto De Rose, presidente della Fincalabra e nostro stampatore, al nostro editore Alfredo Citrigno per convincerlo a farmi “cacciare la notizia” riguardante l’inchiesta sul figlio del senatore, Andrea Gentile, coinvolto nel cosiddetto caso delle “consulenze d’oro” all’Asp di Cosenza, cui sono contestati reati come abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere. 

L’unico collegamento sulle vicende legali del signor Piero Citrigno con la triste vicenda che ha subito l’Ora è che per tutta quella telefonata (da me registrata e che può essere ascoltata da tutti on line) le usa come pressione sul nostro giovane editore, sostenendo che non gli sarebbe convenuto inimicarsi i Gentile pubblicando la notizia su Andrea, in un momento in cui la sua famiglia stava vivendo determinati problemi: «Vuoi distruggere tutto quello che è stato costruito in una vita?». Non solo: gli ricorda anche che Tonino Gentile sta per diventare sottosegretario e che questo ne avrebbe aumentato il potere. Sostiene lui più volte di parlare a nome e per conto dei Gentile, si autodefinisce «garante» dell’obbligo che i Gentile avrebbero assunto verso la famiglia Citrigno nel caso la notizia fosse stata levata.

 

Per altro questa “mediazione” è comprovata dall’sms che Andrea Gentile stesso mandò al nostro editore, quella sera, sostenendo di aver parlato con De Rose e ringraziandolo per quello che avrebbe fatto, ossia convincermi a togliere la notizia. In un altro sms pressoché contestuale De Rose sollecita Alfredo Citrigno: «Ti hanno chiamato ma non rispondi». Usa il plurale intendendo i Gentile.

Perché Gentile non replica su questa vicenda? Che cosa ha da dire sulla telefonata e sugli scenari inquietanti che essa evoca? Non ha parlato col figlio? E perché non querela De Rose che poi non ha stampato il giornale, visto che la notizia su Andrea non era stata tolta? Per altro con i miei editoriali ho più volte sollecitato invano una sua risposta, una sua dichiarazione che non è mai venuta.

Vedo con tristezza che al senatore della libertà di stampa non importa nulla preferisce portare avanti un confronto velenoso con la famiglia dell’editore, come una sorta di “faida”, i giornalisti, di cui finge di farsi paladino, non gli importano nulla. Tutta la redazione dell’Ora è unita, in questa battaglia per la libertà e per il diritto di cronaca. E migliaia di calabresi ci scrivono con sdegno che il senatore dovrebbe dimettersi.
Reputo poi un autentico “sciacallaggio” a scopo delatorio e intimidatorio tirare fuori la storia del suicidio di un collega Alessandro Bozzo, che io non ho mai conosciuto ma che è stimato e amato da tutti i miei colleghi. La sua morte non c’entra nulla in questa vicenda, non c’entra con il nostro editore, non c’entra con la nostra redazione, non c’entra la battaglia che stiamo conducendo. Il senatore avrebbe dovuto avere il buon gusto e lo spirito cristiano di rispettare la memoria di Alessandro senza usarlo in quella che è una torbida vendetta mediatica.

Non aggiungo altro perché certe esternazioni dai toni e dai significati “trasversali” a mio avviso parlano da soli, De Rose lo diceva nella telefonata che se noi non avessimo tolto la notizia su suo figlio Lei avrebbe colpito i Citrigno non solo in Tribunale ma «addovunque» come «il cinghiale ferito che poi ammazza tutti». È giusto che la magistratura indaghi su Piero Citrigno e sui suoi beni. Ma è giusto che indaghi anche sul ruolo del figlio nelle “consulenze d’oro”, e su quello del padre, Tonino Gentile, su quanto accaduto la notte della mancata andata in stampa dell’Ora. Ed è per questo che ho conferito con la Procura di Cosenza consegnando le prove in mio possesso. E ho la più profonda fiducia nel suo operato.

In un Paese Civile, in una Repubblica democratica non ci sono Innominabili o Innominati e neppure tracotanti Don Rodrigo che si servono di “bravi” per incutere paura e sudditanze psicologiche.

La nota del Cdr dell’Ora

Il senatore Antonio Gentile, fino ad oggi, non si era mai interessato alla situazione lavorativa dei giornalisti de L’Ora della Calabria. Spiace che lo faccia solo ed esclusivamente ora, evidentemente per distogliere l’attenzione dai problemi ben più seri che lo riguardano. Abbiamo le nostre vertenze sindacali e le stiamo affrontando serenamente e non consentiamo che qualcuno, dall’esterno e senza conoscere la reale situazione, stigmatizzi alcunché. Stante la gravità delle dichiarazioni rilasciate, annunciamo querela nei confronti di Gentile per le varie storture di cui si è reso protagonista. Tra queste ci sono quelle molto gravi riferite al nostro defunto collega Alessandro Bozzo, nome che il senatore Gentile non ha diritto nemmeno di pronunciare, se non per rispetto almeno per buon gusto.