Ieri Alleanza Verdi-Sinistra ha lanciato una pietra nello stagno, alzando il sipario dell’European Media Freedom Act, approvato il 13 marzo del 2024 ed entrato già in vigore in molte sue parti nella disattenzione generale. Il prossimo 8 agosto entrerà in scena il delicatissimo articolo 5 che, indicando i criteri di autonomia e indipendenza dei fornitori di media di servizio pubblico, dà il buon servito a TeleMeloni.
Avs ha inteso mettere sotto i riflettori anche i temi meno noti e illuminati dal dibattito del Regolamento che, non essendo una Direttiva (cui deve seguire una normativa di applicazione nazionale) è immediatamente applicabile. È il caso del capitolo 4, che fa divieto ai diversi Stati di divulgare informazioni concernenti fonti giornalistiche e di sottoporre a intercettazione il personale editoriale, nonché di utilizzare software di sorveglianza intrusiva su qualsiasi dispositivo o strumento digitale.
La cronaca ha svelato che diversi giornalisti e attivisti umanitari (Luca Casarini e chissà quanti altri) o persino sacerdoti (ad esempio, don Mattia Ferrari) sono stati spiati e seguiti.
L’iniziativa (coordinata da Vincenzo Vita) si è tenuta al Senato presso la sala Nassirya con l’introduzione di Angelo Bonelli e le conclusioni di Giuseppe De Cristofaro. Proprio Bonelli ha sottolineato come il governo Meloni non abbia alcuna intenzione di dare seguito concreto all’Emfa, considerato verosimilmente ingombrante e di ostacolo alla completa conquista del territorio mediale, mentre De Cristofaro ha chiarito che siamo di fronte a un salto di qualità nella corsa al neo autoritarismo, fondato sulla volontà di correre verso il premierato a reti unificate, con l’attacco quotidiano alla bilancia dei poteri rappresentata dalla magistratura e dall’informazione.
E De Cristofaro ha ripreso la sollecitazione di Giuseppe Giulietti – coordinatore dell’associazione Articolo21 – di dare luogo a iniziative di lotta che vedano tutte le opposizioni insieme nell’agire contro simili stravolgimenti della Carta costituzionale, depositando proposte di legge sugli argomenti evocati dall’Emfa – dalle concentrazioni editoriali al conflitto di interessi – intervenendo pure sull’annosa piaga delle querele temerarie. Su quest’ultimo punto ha portato una testimonianza diretta Antonella Napoli, giornalista e scrittrice, alle prese da oltre vent’anni con un’irrisolta questione giudiziaria.
Hanno portato una voce impegnata e autorevole il presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti Carlo Bartoli e l’omologo laziale Guido D’Ubaldo. L’odg sta promuovendo numerose iniziative per tutelare una professione sempre più vessata e oggetto di attacchi mirati. Non va dimenticata, poi, la vicenda inquietante e vergognosa della situazione emersa al quotidiano Il Tempo di Roma in merito alla miserrima condizione dei precari.
Protagonisti del dibattito, in collegamento, sono stati i giornalisti bersagliati dall’ondata nera. Parliamo di Francesco Cancellato e di Ciro Pellegrino di Fanpage, dolorose punte dell’iceberg di uno spionaggio avvenuto attraverso i dispositivi della società israeliana Paragon, che per tale motivo ruppe i rapporti commerciali con i committenti italiani. Ma altro che spyware, ha denunciato Sigfrido Ranucci, responsabile di Report, la rubrica più valutata nella classifica qualitativa e nel mirino della destra: le modalità di spionaggio – ha detto il giornalista – si sono fatte talmente sofisticate da riuscire a non lasciare tracce e a risultare così particolarmente pericolose.
Dopo l’articolo 4 sarà la volta delle azioni sull’articolo 5, sul quale le opposizioni stanno immaginando una reazione comune e un testo alternativo a quello della destra sulla Rai, giudicato « irricevibile».
Fonte: il manifesto



