Una battaglia giudiziaria durata due anni, alla fine dei quali la giornalista Luciana Esposito ha visto archiviare la querela presentata contro di lei dall’avvocato del boss Vincenzo Sarno.
Luciana Esposito è la sesta cronista sotto scorta in Campania, regione che purtroppo detiene il record europeo delle misure di protezione sugli operatori dell’informazione.
A raccontare ciò che è accaduto è stata la stessa Esposito in un post sui suoi social: “Sono stati due anni di udienze, querele, minacce e paura. Due anni in cui ho ricevuto una querela dall’avvocato di Vincenzo Sarno, poi ritirata, poi ripresentata, mentre l’ex boss, da collaboratore di giustizia, mi indirizzava minacce di morte esplicite, tipo “devo tornare a Ponticelli per ucciderla con le mie mani”. Oggi posso finalmente dire che si chiude un capitolo orribile, uno di quelli che mi ha portato a finire sotto scorta: il giudice ha archiviato l’ennesima querela contro di me, riconoscendo il legittimo esercizio del diritto di critica e il valore del mio lavoro”.
Tutto era iniziato con un articolo pubblicato nel 2021 su Napolitan, dal titolo “Camorra, ex Sarno in carcere cerca di convincere collaboratore a ritrattare”, scritto per raccontare come certi equilibri criminali si muovevano nelle carceri in cui erano detenuti alcuni collaboratori di giustizia.
“Da lì, la querela dell’avvocato, – dice la giornalista – ritirata dopo la sua testimonianza in tribunale, nel corso della quale ha indirizzato parole poco carine non solo a me, ma anche al mio avvocato, poi la decisione di ritirare la querela, facendosi carico delle spese legali, per poi ripresentarla quando ho reso nota la vicenda nel corso di alcune interviste e in un post pubblicato su Facebook. Nel frattempo, l’ex boss di Ponticelli, anche attraverso i social, continuava a rivendicare la ferma volontà di uccidermi. Oggi, con questa archiviazione, si chiude un capitolo difficile della mia vita professionale e personale. Un ringraziamento speciale e doveroso al mio avvocato Sara Piccini, che mi ha difesa con coraggio e lucidità anche quando le sono piovute addosso parole ingenerose che non dovrebbero mai essere pronunciate, soprattutto in un’aula di tribunale. È la seconda archiviazione nel giro di cinque mesi: lo scorso giugno anche la denuncia del boss Francesco De Martino è stata cestinata. È la vittoria di chi crede ancora nella libertà di stampa e di chi ogni giorno sceglie di raccontare la verità, nonostante tutto”.



